Dall’incolto al letto di semina


Se l’appezzamento da destinare a orto non è mai stato coltivato, è necessario seguire un ordine preciso nelle operazioni.

La prima operazione è ripulire il terreno dai sassi superficiali e rimuovere la copertura di vegetazione spontanea, mantenendo però eventuali siepi naturali o arbusti sparsi che si prestano a essere trapiantati in filare lungo il perimetro dell’appezzamento. Infatti la siepe è utile all’orto: favorisce l’equilibrio dell’ecosistema, richiama gli insetti impollinatori e svolge una importante funzione frangivento. Dopo questi primi interventi si passa alla fase di preparazione vera e propria del terreno.

LA PREPARAZIONE DEL TERRENO

Con la vanga è necessario rivoltare le zolle grossolanamente sino a 25-30 cm di profondità per far affiorare ciottoli, sassi e radici a fittone. Deve essere un lavoro accurato, altrimenti dopo poco tempo si riformano piante infestanti quali la carota selvatica e il tarassaco o soffione, che entrano in competizione con gli ortaggi e possono prendere il sopravvento. In questa fase si lavora tenendo al fianco la zappa, per aiutarsi a sminuzzare le zolle quando serve, e la carriola, nella quale versare tutti i materiali rimossi dal terreno, rifiuti vegetali e inerti. Quanto maggiore è la cura iniziale, tanto minori saranno gli interventi di diserbo e di pulizia durante la coltivazione dell’orto.

Nel corso di questa prima vangatura grossolana si può anche procedere alla somministrazione di sostanze ammendanti. Si è notato, per esempio, che le particelle di terra restano attaccate alla vanga? Significa che la terra è argillosa e compatta: l’aggiunta di sabbia e sostanza organica la renderà più leggera e arieggiata. Al contrario la terra è incoerente e “scivola via” dalla vanga? Vuol dire che è molto sabbiosa e, senza un consistente apporto di compost o terriccio torboso, gli ortaggi cresceranno a stento e richiederanno concimazioni e annaffiature frequenti.

Si usano ammendanti anche per correggere il pH non adeguato, troppo acido o troppo calcareo, e in seguito si lascia riposare per qualche tempo la terra, senza livellare né sminuzzare le zolle, perché le sostanze aggiunte abbiano tempo e modo di amalgamarsi.

 L’ideale sarebbe lasciar trascorrere una stagione intera, l’inverno.

LA VANGATURA DEI DIVERSI TIPI DI TERRENO

Il terreno argilloso è pesante, impermeabile e forma masse compatte, la vanga penetra facilmente nello strato di soffice humus; invece il terreno sabbioso non può trattenere le sostanze nutritive, perché la sabbia è priva di consistenza.

LA CONCIMAZIONE

Gli ammendanti possono migliorare la struttura della terra, ma non la sua fertilità. Ecco allora che si deve aggiungere sostanza organica, quale letame maturo o compost di ottima qualità, subito assorbibile dalle radici per il nutrimento delle piante e benefico per lo sviluppo di una ricca flora batterica negli strati profondi. È quella che viene chiamata concimazione di fondo. Sia il primo apporto dopo il dissodamento del terreno sia le integrazioni successive, una volta all’anno, hanno il fine di formare l’humus indispensabile alla vita delle piante.

I lombrichi hanno la funzione di arricchire naturalmente il terreno con i propri escrementi, aerandolo e rivoltandolo con le loro gallerie.

 

Il letame ha però una percentuale bassa di sali minerali, in ogni caso sono più consistenti le tracce di azoto (proveniente dall’urea delle deiezioni animali), mentre per l’equilibrio minerale del terreno sono necessari anche fosforo e potassio. Ecco allora la necessità di aggiungere alla terra queste sostanze sotto forma di fertilizzante granulare o in polvere, preferibilmente in una formula equilibrata, cioè con la stessa percentuale di azoto, fosforo e potassio, per esempio NPK 10-10-10. Seguendo le indicazioni riportate sulla confezione, si pesa una quantità di prodotto adeguata all’estensione del terreno e si distribuisce in modo quanto più possibile uniforme. Molti concimi minerali di nuova generazione contengono anche piccole percentuali di microelementi, utili soprattutto se, dopo l’analisi del terreno, si sono rilevate carenze che potrebbero rallentare lo sviluppo degli ortaggi o limitarne la produzione.

IL RISPETTO PER L’AMBIENTE

Quando si pratica una lavorazione del terreno, si agisce su un complesso ecosistema e non su una superficie inerte della quale disporre a piacere. Qualsiasi intervento altera l’habitat nel quale miliardi di organismi svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo delle piante e, in ultima analisi, per la vita sulla terra. Tuttavia, ciò che può essere devastante per l’integrità del terreno se mal gestito, può nella stessa misura rivelarsi utile per migliorare le condizioni dell’ecosistema misterioso e importantissimo nelle profondità del suolo.

Un esempio riguarda la vangatura, ogni intervento di questo genere distrugge aggregati vitali, ma può rivelarsi molto utile nei terreni particolarmente compatti, freddi e poveri, dove l’ossigeno penetra con difficoltà. Vangando quando il terreno è “in tempra”, cioé alla giusta umidità, aggiungendo letame ben maturo ed evitando di agire troppo in profondità, l’orticoltore collabora attivamente ad arieggiare la terra e favorisce la penetrazione dell’ossigeno. Se ne avvantaggiano i batteri del terreno aerobici, che cioè hanno bisogno di aria per vivere e moltiplicarsi. Diventati più numerosi, “digeriscono” una maggiore quantità di terra demolendo le sostanze organiche apportate durante la vangatura, con la conseguenza che quel terreno si rivelerà presto molto più fertile e accogliente per le radici delle piante e il raccolto di ortaggi sarà in poco tempo più abbondante e di qualità migliore.

LA VANGATURA

La vangatura serve anche a far affiorare ciottoli e radici. Le zolle vanno lasciate intere, nel corso dell’inverno il gelo provvederà a disgregarle.

Si ricorre all’azione della vanga per incorporare la sostanza organica nel terreno, per ripulirlo in profondità da radici e sassi, per esporre le zolle di terra troppo compatta all’azione disgregante del gelo. Sarà invece più utile la forca a badile per rivoltare velocemente la terra superficiale tra una coltura e l’altra o per dissotterrare le patate. In quanto alla zappa, è l’attrezzo più frequente nelle mani dell’orticoltore e, se ben usata, da sola mantiene in ordine le parcelle. Infatti serve per rompere la crosta superficiale e arieggiare periodicamente tra le file di ortaggi, rimuove le erbacce ai primi stadi di crescita, raccoglie la terra attorno agli ortaggi che gradiscono la rincalzatura (dai pomodori ai cavoli), incorpora i prodotti minerali durante la concimazione di copertura. 

PREPARARE LE PARCELLE

Dopo aver rastrellato con cura, si procede alla formazione delle parcelle o letti di semina. Tenendo sott’occhio il disegno disposto in precedenza, con corde tese tra paletti si traccia il perimetro di tutte le parcelle. Nei terreni pesanti e sempre umidi si baderà ad ammonticchiare in ogni parcella una quantità maggiore di terra, in modo che le colture risultino sopraelevate rispetto al piano di campagna. Al contrario, nei terreni sabbiosi, che asciugano con eccessiva velocità, le parcelle saranno un po’ infossate, in modo da impedire la repentina evaporazione dell’acqua piovana e di annaffiatura. Un ultimo colpo di rastrello per livellare le parcelle e rifinire gli stradelli sui quali l’orticoltore si muoverà durante i lavori di coltivazione, ed ecco l’orto pronto a cominciare la sua carriera con le prime semine e i primi trapianti a dimora.

Trucioli di legna, paglia, tutoli di mais sgranati e sminuzzati, foglie secche, segatura rappresentano ottimi materiali per pacciamature da distribuire alla base delle piante al fine di preservarne le radici da eccessi di caldo o dal gelo.

QUANDO L’ORTO È AVVIATO

L’efficienza e l’abbondanza dei raccolti sono direttamente proporzionali alla capacità di intervenire a tempo debito per migliorare la struttura del terreno, reintegrarne la fertilità, oltretutto con l’intento anche di risparmiare risorse e tempo.

LA PACCIAMATURA

Questa pratica consiste nel proteggere il terreno attorno alle piante coltivate in vario modo, con lo scopo principale di impedire perdite di umidità. Ma non solo: la pacciamatura soffoca le erbe infestanti ed evita che, sviluppandosi, entrino in competizione con gli ortaggi per il nutrimento. Inoltre, in caso di forti piogge, ostacola il dilavamento dei sali minerali disciolti nel terreno, soprattutto dell’azoto nitrico. Infine, se la pacciamatura viene effettuata con materiale organico collabora nel tempo ad arricchire il terreno di sostanza organica.

Il materiale organico consigliato per la pacciamatura – paglia, foglie secche, avanzi appassiti di tosatura del prato, compost – va distribuito sul terreno in uno strato sufficientemente spesso (15-25 cm) perché svolga il suo ruolo con efficienza.

Pratici per alcune applicazioni  sono i teli in polietilene (plastica) o in tessuto non tessuto, entrambi neri. Una valida alternativa a questi prodotti pacciamanti è rappresentata dai fogli di carta di mais neri, che al termine della stagione possono essere vangati nella terra. Purtroppo, però, sono difficili da reperire sul mercato

Estratto da ” Orto, manuale completo per la cura e la coltivazione” – Giunti-Demetra 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *