Da Coldiretti la black list dei cibi contaminati


Altro che chilometro zero. Altro che orto sotto casa. Qui la cosa è seria, i broccoli provengono dalla Cina, le fragole dall’Egitto, il prezzemolo dal Vietnam, il basilico dall’India e così via. Il problema non è tanto quello della distanza tra le nostre tavole ed i luoghi dove sono coltivati questi prodotti, bensì quello legato alla sicurezza alimentare.

Coldiretti ha presentato, all’interno del Rapporto 2015 sui Residui dei Fitosanitari in Europa, la “Black list” dei cibi più contaminati, elaborata sulla base delle analisi condotte dall’EFSA (European Food Safety Authority).

Anche quest’anno è la Cina a guidare la classifica dei paesi da cui provengono i prodotti alimentari meno sicuri. La particolarità del gigante asiatico è quella di contaminare i prodotti con micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge dell’Unione Europea: su un totale di 2.967 segnalazioni di irregolarità di prodotti alimentari, il 15% (386 casi) ha riguardato la Cina. A destare ancor più preoccupazione è il fatto che la Cina ha aumentato notevolmente le esportazione verso l’Italia, come ad esempio quella del concentrato di pomodoro che nel 2015 ha raggiunto circa 67 milioni di chili con un incremento del 379% rispetto al 2014.

Altra accoppiata da evitare è quella tra l’Egitto e le melagrane: il 33% dei casi esaminati hanno evidenziato melagrane fuori norma. Attenzione anche alle arance e alle fragole coltivate in riva al Nilo che, pur godendo di agevolazioni UE per essere importate, spesso e volentieri sono irregolari.

Andando avanti nella lista, troviamo davvero un po’ di tutto: dal peperoncino della Thailandia ai piselli del Kenia, dalla menta del Marocco al basilico dell’India, perfino i cocomeri della Repubblica Dominicana.

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Il consumatore è quindi a rischio e, come osserva Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, «non c'è più tempo da perdere e occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall'estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri» dove molto spesso è consentito l’uso di pesticidi e simili che le norme europee, al contrario, vietano.

Un consiglio spassionato è quello di evitate il broccolo cinese: il 92% dei campioni esaminati è risultato irregolare per la presenza di residui chimici. E pensare che l’agricoltura italiana è la più green d’Europa e detiene il maggior numero di aziende biologiche.

 

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