Internet e i malati immaginari: i gironi infernali dei siti medici


Nella fisica quantistica si dice che l’osservazione cambi il risultato. Applicando la scienza alla medicina tutto questo si traduce in un consiglio: stai male? Hai un leggero mal di schiena? Senti un formicolio alle dita? Non ci badare, passerà, lo sai anche tu. Dai credito ai tuoi ricordi che ti rimandano al momento in cui hai sollevato la lavatrice per recuperare il tappo del detersivo e hai sentito scricchiolare le vertebre. È solo meccanica: sforzo uguale dolore. Niente di grave.

Se non lo farai, se cederai alla tentazione di “googlare” il tuo malessere ti ritroverai due ore dopo dal notaio a fare testamento, a mandare a “quel paese” il capo augurandogli di rivederlo dall’altra parte per fargli ingoiare la fotocopiatrice, a ritirare i quattro spiccioli che hai in banca per andare finalmente in Alaska e disperderti nella natura selvaggia mangiando bacche e fischiettando Eddie Vedder.

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Il momento del tocco delle dita sulla tastiera è quello del non ritorno, “mal di denti, cause” non è una chiave di ricerca è la porta dell’inferno dantesco, dove si va per la perduta gente che trascina il masso del proprio peccato virtuale sulla schiena senza neanche una bustina di Lasonil a portata di mano.

Prima che sia tardi, meglio staccare a morsi la spina del modem. Pazienza per il film in download, pazienza se proprio in quel momento l’idea della tua vita finalmente si stava traducendo in fulmineo status sui social che avrebbe potuto aumentare in modo esponenziale le tue quotazioni virtuali, pazienza anche se quella email, che attendevi da tre mesi, proprio in quel momento hai la sensazione che galleggi non letta nella tua casella postale.

Stacca tutto, cancella la cronologia, affidati a uno qualunque dei rimedi della nonna elencati sul calendario di Frate Indovino, butta le Aspirine, fai una passeggiata all’aperto, adotta un canarino, diventa vegano, manifesta contro lo sfruttamento degli animali. Oppure preparati alla discesa.

Primo girone: i siti specialistici

Se questo è il limbo dell’uomo mediamente sereno, che ancora conserva una briciola di buonsenso, è paradossalmente il paradiso dell’ansioso che, finalmente, può dimostrare che sì, possono capitare tutte a lui e che sì, non era semplice influenza ma qualcosa di molto, molto più grave.

È il certificato d’autenticità che una febbre a 38 può nascondere ben più insidie di un’influenza stagionale, che il morso di una zanzara poteva essere roba da niente fino a dieci anni fa ma ora, proprio quest’anno, una specie australiana – arrivata in volo diretto proprio nella sua casa -, può essere più letale di un morso di vampiro.

Gli utenti a caccia di un consiglio rassicurante e definitivo dallo stremato medico di turno – che il più delle volte si limita a un illuminante “non posso fare diagnosi sul web” -, parlano snocciolando analisi e numeri, emoglobine e reticolociti, e dopo dieci minuti tu sei già al telefono a prenotare una polizza sulla vita.

Da questo girone non si esce vivi ma morti per finta sì.

Secondo girone: i siti femminili

Dalle doppie punte ai ritardi di due mesi – con disperati appelli delle sciagurate che chiedono: “Ragazze, ma è normale? Non è che potrei essere incinta?” a cui risponde sempre l’esperta del giro che rassicura: “Ma dai, tesoro, sarà lo stress…” oppure sei un cavallo e non lo sai -, dalle unghie fragili al cambio asciugamani, tutte le paranoie femminili portano in questo posto dannato popolato da tutte quelle “amiche di amiche di amiche” che almeno una volta hanno avuto ogni tipo di problema: dal fungo sotto l’alluce, preso alla piscina comunale, all’eritema da curare con olio al cocco (con ricetta fai-da-te annessa al consiglio), dall’indigestione dopo una sera al ristorante con i bicchieri sbeccati, alla cistite da contatto.

È l’anticamera del ginecologo nell’ora di punta, popolata da puntini sospensivi come se piovessero e pseudonimi da posta di “Cioè”. C’è “nuvoletta82” che lancia l’allarme e le altre diagnosticano e prescrivono pillole e creme. Come una puntata di E.r. si segue, post dopo post, finché dell’untrice di ansia non si hanno più notizie e la storia finisce peggio di un finale di stagione di Walking dead.

Terzo girone: la terza pagina di google 

Nonostante gli sforzi di chiarire alla barra di ricerca cosa stai cercando con precisione anche la seconda pagina di google non ha dato i risultati sperati. I sintomi c’erano quasi tutti ma non basta. L’accanito malato immaginario vuole sapere e vuole sapere subito.

Si procede avanti al buio, come nei fondali delle fosse delle Filippine, dove si muovono pesci lanterna e creature mostruose, aforismi di Osho e inviti a conferenze sull’ambiente.

Oltrepassare la prima videata di google equivale a “disperazione”, oltrepassare la seconda è “masochismo” e tutto quello che è compreso tra questa e l’infinito è parte di un universo parallelo senza uscita e senza possibilità di fuga.

Più si va avanti nelle schermate più il tempo rallenta e lo spazio si dilata. L’ultimo risultato è detto anche “buco nero”: se ti ci infili dentro ne sarai risucchiato per sempre. Altro che influenza.

Ultimo girone: si esce a riveder le stelle

Quando insoddisfatto, depresso, stanco, dopo aver assorbito nozioni di medicina generale che riuscirebbero a farti guadagnare anche la specialistica honoris causa alla prossima sessione di Harvard, ti trovi scrivere: “Ipocondria, sintomi”, è il segno che sei forse guarito.

Ora sì che hai un problema.

Fonte  Huffington Post 

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