Tonino Capone 


Un attimo di riflessione, semiseria, sotto il solleone, che ci possa aiutare a comprendere meglio noi stessi e le nostre esigenze,

Buona lettura!

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Tra i tanti luoghi comuni che banalizzano la nostra conversazione ce ne è uno esecrabile secondo il quale converrebbe « prendere la vita con filosofia ».

Mi rendo conto che restare bloccati per un'ora in un ascensore è un'esperienza che richiede attitudini filosofiche, se non altro per occupare l'attesa, tuttavia non me la sento di ridurre la filosofia a una semplice pratica di rassegnazione.

Avere una filosofia significa, fra l'altro, possedere una scala di valori in base alla quale operare le scelte di vita.

Prendiamo il caso di Tonino Capone: siamo a Napoli, è una mattina di luglio, a mezzogiorno, la temperatura ha toccato il suo massimo stagionale, la mia Fiat è parcheggiata al sole.

Entro nell'auto infuocata, metto in moto e mi accorgo di avere la batteria a terra: sacramento ad alta voce e mi dirigo a  piedi dal più vicino elettrauto.

La serranda è abbassata e su essa è affisso un cartello con la scritta: «AVENDO GUADAGNATO QUANTO BASTA TONINO E ANDATO AL MARE.».

Questa di Tonino è una scelta di vita che presuppone una filosofia, analizziamola nei particolari.

Ho conosciuto Antonio Capone nel '48 in un collegio di salesiani: lui era un interno, io ci andavo solo a giocare a pallone. A quei tempi Tonino era

sicuramente un ragazzo d'azione e non di pensiero: niente faceva supporre che un giorno sarebbe diventato un filosofo.

Abbandonata la carriera ecclesiastica ancor prima di averla cominciata, i suoi unici interessi diventarono il calcio e i motori. Auto, motociclette, motoscafi, motorini, qualsiasi cosa avesse a che fare con un motore a scoppio lo affascinava.

Lasciò l'Università e si mise a fare il preparatore di macchine da corsa: era sempre unto di grasso e puzzava di olio di ricino. Si sposò giovanissimo e trovò lavoro come collaudatore alla Fiat di Napoli, ma sia il matrimonio che l'impiego durarono pochissimo: a ventiquattro anni era di nuovo scapolo e disoccupato.

Nel '55 partecipò al Gran Premio Posillipo con un prototipo di sua invenzione. La corsa fu vinta da Ascari e lui uscì fuori pista alla prima

curva, quella di Trentaremi: non fosse stato per una decina di balle di paglia e un albero di magnolie, sarebbe finito in mare dopo un volo di

duecento metri. A parte lui che si ruppe le gambe, non ci fu nessun ferito tra gli spettatori. Per tutto il periodo dell'ingessatura, l'immobilità

forzata e gli studi di latino e greco fatti con i Salesiani favorirono una ripresa della lettura dei classici e un interesse per la filosofia.

Oggi Tonino è l'unico intellettuale italiano in grado di regolare le puntine platinate di uno spinterogeno. 

«La vita quotidiana», dice Tonino «è come il Monòpoli: all'inizio ogni giocatore riceve dal banco 24 gettoni di libertà, un gettone per ogni ora del giorno. Il gioco consiste nel saperli spendere nel modo migliore»Ci troviamo in una pizzeria del Vomero: è l'una di notte, non c'è più nessun cliente, il locale sta per chiudere.

'O maresciallo, il proprietario, fa i conti dietro la cassa. Due camerieri girano fra i tavoli e ammucchiano per terra tova glie sporche da consegnare alla lavanderia.

A un tavolo d'angolo, davanti a tre tazzine di caffè, siamo rimasti seduti io, Tonino e Carmine, il cameriere anziano della pizzeria.

«Noi per vivere« dice Tonino « abbiamo bisogno di due cose: di un po' di soldi, per essere indipendenti dal punto di vista economico, e di un po' di affetto, per superare indenni i momenti di solitudine.

Queste due cose però non le regala nessuno: te le devi comprare e te le fanno pagare a caro prezzo con ore e ore di libertà. I meridionali, per esempio, sono portati a

desiderare il posto sicuro, lo stipendio fisso tutti i ventisette.

Non dico che si tratti di un mestiere stressante, tutt'altro, però in termini di libertà l'impiego è un impegno tra i più costosi che esistono: otto ore al

giorno significano otto gettoni da pagare, senza considerare gli straordinari e un eventuale secondo lavoro.

E veniamo all'amore: anche in questo caso l'uomo si orienta per una sistemazione di tutto riposo, si trova una moglie e spera di ottenere da lei quello stipendio affettivo di cui sente il bisogno.

Pure questa soluzione ha il suo costo: nella migliore delle ipotesi sono altre sei ore di libertà che vanno a farsi benedire.

La moglie aspetta il marito che ha appena finito l'orario di ufficio e lo sequestra. A questo punto facciamoci i conti: otto ore per il lavoro, sei per la moglie, ne restano ancora dieci e bisogna dormire, lavarsi, mangiare e andare su e giù con la macchina tra la casa e il posto di lavoro.

« «Donn'Antò,« dice Carmine che, non essendo un intimo, dà del voi a Tonino e lo chiama donn'Antonio « l'unica cosa che non ho capito è questo

fatto dei gettoni. voi dite che uno, per procurarsi i soldi, deve cacciare altri soldi… « « Sì, « lo interrompe Tonino « ma si tratta di soldi immagginari, banconote corrispondenti alle ore di tempo libero.

Se tu sacrifichi tutte le ore della giornata per il lavoro e per tua moglie, non avrai più nemmeno un minuto per restare solo con te stesso.

«ho capito donn'Antò, annuisce Carmine senza troppa convinzione «però vedete: «io quando lavoro non mi annoio mai, quando sto con mia moglie, diciamo che

mi annoio così e così è quando resto solo con me stesso che mi annoio moltissimo e allora dico io: non è meglio che vado a lavorare?»

«Questo succede perché nessuno ti ha mai insegnato a vivere da solo. Lo sai che cosa diceva un filosofo tedesco che si chiamava Nietzsche? Diceva "o solitudine, o

patria mia!". « «Forse sarà così in Germania, « obietta Carmine « per noi napoletani invece la solitudine è sempre stata una brutta cosa. «

 «La solitudine in se stessa non è né brutta né bella« Precisa Tonino.» «la solitudine è un accrescitivo, è una lente d'ingrandimento: se stai male e sei solo, stai malissimo, se stai bene e sei solo, stai benissimo. « «Il guaio è che in genere si sta più male che bene« mormora Carmine.

«Comunque non è della solitudine che volevo parlare, ma del tempo libero.

E chiariamo subito una cosa: Ognuno è padrone di passare il proprio tempo libero come meglio crede.

C'è a chi piace restare in casa da solo a leggere o a pensare, c'è chi invece preferisce uscire con gli amici e andare in trattoria, e c'è perfino chi si diverte a girare con la macchina immezzo al traffico.

L'importante però è che ci sia sempre per ciascuno di noi quell'angolino per potersi dedicare a qualche cosa che non sia la pura occupazione del guadagnare e dello spendere.

Oggi purtroppo il consumismo con le sue pretese sempre più imperative, con le sue leggi di comportamento, ci costringe a tirare la carretta molto più di quanto in realtà avremmo bisogno.

Basterebbe infatti eliminare le spese superflue per poterci liberare, una volta per tutte, della condanna del super-lavoro. « « Donn'Antò, « esclama Carmine « voi a me questi discorsi non me li potete fare! Ma di quali spese superflue andate parlando? Voi siete un uomo solo, io tengo moglie e tre figli; voi per cambiare un fanalino vi pigliate ventimila lire, io per guadagnare seicentomila lire debbo lavorare un mese e sperare nelle mance dei clienti!«

«Hai la macchina?« chiede bruscamente Tonino. « Come sarebbe a dire la macchina? Tengo una 127 tutta scassata« risponde Carmine abbassando la voce, quasi si sentisse in colpa.

«E secondo te l'automobile non è una spesa superflua: tuo padre non ce l'aveva e non per questo ha avuto una vita più infelice della tua. Di' la verità: te la sei comprata perché hai visto gli altri che ce l'avevano, non perché ti serviva veramente? « « E come si fa a vivere a Napoli senza macchina! I mezzi pubblici è come non ci fossero.« «Mi sai dire

chi è un uomo ricco?~ « Uno che guadagna molti soldi. « « Quanti soldi? « «E io che ne so… diciamo tre milioni di lire al mese. « « La ricchezza, caro Carmine, non è una cifra stabilita ; in base alla quale si può dire che Tizio è ricco perché guadagna più di tanto, e Caio è povero perché non ci arriva.

La ricchezza è una condizione relativa: è ricco chi guadagna di più di quanto spende e,viceversa, è povero chi ha esigenze superiori al reddito.» uno può sentirsi ricco anche senza avere molti soldi: l'importante è che spenda meno di quello che ha guadagnato e che non abbia desideri. « « E qui casca l'asino, 'onn'Antò: i desideri! « sbotta Carmine. « Io per esempio desidero ardentemente una televisione a colori, ma quella costa quasi un milione. E una parola! E quando lo riesco a mettere da parte un milione, io?

Domenica scorsa ho fatto undici: ma come, dico io, 'a Fiorentina a dieci minuti dalla fine vince tre a zero e va a pareggiare!! Ma allora ditelo chiaro e tondo: "Cascone Carmine, tu la televisione a colori non te la puoi comprare" e io non ci penso più. « « Certo, « dice Tonino « oggi la televisione a colori è proprio indispensabile. « « No: se ne può fare benissimo a meno, però il sottoscritto è stato molto sfortunato« risponde Carmine. «Voi dovete sapere che proprio dirimpetto a dove abito io, a Materdei, c'è il circolo culturale

Benedetto Croce che tiene un televisore a colori di 23 pollici. Ora, siccome mia moglie era, diciamo così, la responsabile dell'ordine dei locali, io tutte le domeniche pomeriggio mi andavo a vedere Pippo Baudo e le partite di calcio.

Poi è successo che il circolo è rimasto improvvisamente senza soldi e, non solo non ha pagato il padrone di casa, ma si è venduto pure i biliardini che teneva in fitto.

Basta: la fabbrica di flipper ha sporto denunzia e l'altro giorno è arrivato l'ufficiale giudiziario a mettere i sigilli. Io adesso però mi ero abituato a vedere la televisione a colori e con quella in bianco e nero non mi trovo più: ecco perché me la devo comprare per forza. « «Se fossi nei tuoi panni, Carmeniè, denunzierei pure io Benedetto Croce« suggerisce 'o maresciallo sforzandosi di sembrare serio. « Praticamente loro, con te, si sono comportati come gli spacciatori di droga: prima te l'hanno data gratis e adesso ti fanno pagare. «

« Marescià, voi sfottete e quello, Carminiello, ha perfettamente ragione« ribatte Tonino. «E già, perché, nell'episodio che ci ha raccontato prima, il circolo, con la sua permissività, gli ha fatto contrarre un aumento del tenore di vita a danno della sua ricchezza relativa.

Vi faccio un esempio: supponiamo che nei prossimi giorni voi licenziate Carmine… « «E questa è una cosa che può succedere veramente« replica 'o maresciallo» dal momento che passa più tempo a chiacchierare che a portare le pizze ai clienti. « « …e supponiamo che il povero Carmine venga da me per cercare un lavoro… « continua Tonino ignorando le interruzioni.

« Donn'Antò, vi avverto, « avvisa Carmine «io di elettricità e di automobili non ne capisco niente. « »…e mettiamo il caso che, data la vecchia amicizia, io gli facessi questo discorso: caro Carmine, dal momento che ho bisogno di un segretario personale, ti assumo e ti do uno stipendio di un milione e mezzo al mese…« «Fosse 'a Madonna!« sospira Carmine.»…

questo per il primo anno, dal secondo anno in poi, invece, per motivi personali, sono costretto a diminuire lo stipendio a un milione al mese. « « Come! « protesta Carmine. « Il primo anno un milione e mezzo, e il secondo solo un milione! E che facciamo, 'onn'Antò: invece di andare avanti, torniamo  indietro? Mi meraviglio di voi: un bravo dipendente dopo un anno ha diritto a un aumento di merito. « « E io invece sono pazzo: pago di più all'inizio e di meno l'anno successivo« insiste Tonino.

«A questo punto, caro Carmine, ti avrei rovinato: e già, perché durante il primo anno tu ti abitueresti a vivere con uno stipendio di unmilione e mezzo, e poi ti sentiresti sottopagato per tutto il resto della vita.

Se invece sei furbo, che fai? Durante il primo anno prendi quel mezzo milione in più e lo vai a regalare al poveretto che sta all'angolo della chiesa. Così dopo un anno, a te non succede niente, dal momento che continui a vivere la tua vita di sempre, e chi resta fregato è il poveretto all'angolo della chiesa.

Direbbe: "Ma che fine ha fatto chillu signore tanto gentile che ogni mese me purtave sempe miezo milione?". « «Effettivamente« ammette Carmine « 'o poverommo si sarebbe allargato. Chi lo sa: magari si era fatto pure l'amante! «

« Ed ecco come la parabola del povero beneficato può far capire il segreto del benessere « conclude trionfante Tonino.

«La ricchezza è solo uno stato d'animo: basta non avere bisogni per potersi sentire automaticamente straricchi. Vuoi la felicità? Non ci sono problemi: ricordati che coincide con la tua libertà personale. Io, per quanto mi riguarda, ho già ridotto al massimo il mio tenore di vita: questo mi consente di lavorare solo mezza giornata e di dedicare il resto del mio tempo all'amicizia e alla conoscenza del mondo. « Tonino Capone non ha scritto nessun libro. Gli unici frammenti che gli possono essere attribuiti sono quelli scritti a penna sulla sua agenda di lavoro.

Tra un « martedì 18.30 antifurto avvocato Pittalà « e un « ordinare batterieTudor», di tanto in tanto si legge una frase del genere:

« Molti studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla! ».

Luciano De Crescenzio " Cosi' parlò Bellavista"

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