Alimentazione: il futuro nel piatto


Ci sarà cibo per tutti? La sfida è di nuovo epocale e sono in molti a cercare la risposta.

Alla fine dell'800, col fantasma di una crisi alimentare alle porte, alle paure rispose la tecnologia con nuove, enormi macchine per lavorare la terra. Nel secondo dopoguerra rispose invece la chimica, con antibiotici per gli allevamenti e fertilizzanti per i campi…

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Oggi sono i centri di ricerca delle università a studiare possibili risposte ai diversi e complessi fattori che potrebbero portare a una crisi alimentare: dalla crescita della popolazione mondiale (che le stime della Nato indicano in 10 miliardi nel 2075) fino ai cambiamenti climatici e al loro impatto sulla produzione agricola, passando dal consumo delle risorse idriche.

Dagli scenari in risposta alla sfida emergono alcune linee guida.

LA COLLABORAZIONE:

 Lo Youth Manifesto è un documento redatto da 80 giovani ricercatori che avanzano proposte a quanti possono dare il via al cambiamento. I primi destinatari sono gli agricoltori che con le loro associazioni, come la Coldiretti in Italia, tra le altre, devono essere portavoce verso le istituzioni nazionali ed europee per favorire il "ritorno dei giovani alla terra" anche con politiche fiscali ed economiche ad hoc.

Alla scuola i ricercatori suggeriscono di educare sul significato del cibo, che è al contempo cultura ed economia – oltre che nutrimento; 

ai manager dell'industria alimentare di orientare le aziende in percorsi di "filiere sostenibili"; 

all'informazione di essere più sensibile ai temi caldi dell'alimentazione, mentre movimenti e industria insieme dovrebbero promuovere progetti comuni.

L'AGRICOLTURA FAMILIARE:

Un percorso interessante di cambiamento possibile dell'economia agricola è raccontato con il film ocumentario Generation food realizzato dall'economista Raj Patel e presentato a We feed the planet (nutrire il pianeta), convegno sul cibo organizzato a Milano a inizio ottobre daSlow Food e Terra Madre, che hanno portato nella città dell'Expo centinaia di piccoli agricoltori da tutto il mondo.

Con Generation-food, Patel sostiene che a garantire la sicurezza alimentare saranno sempre di più i piccoli agricoltori (famiglie e piccole comunità), che già oggi ci consegnano direttamente o indirettamente tra il 60% e l'80% degli alimenti che consumiamo.

Un modello agricolo che la Fao chiede a tutti i Paesi del mondo di incentivare.

L'ECONOMIA DELLE PICCOLE COSE;

Molti studi, in ogni parte del mondo, mettono in evidenza che non sono necessarie grandi rivoluzioni ma seri interventi sulle linee generali di comportamento.

Per esempio, è auspicabile contrastare la deforestazione in atto per guadagnare della superficie coltivabile aumentando nel contempo il rendimento dei terreni coltivati con mezzi a più alta tecnologia.

Si devono ridurre i consumi (e gli sprechi) di acqua agricola con nuove tecnologie di irrigazione. E si dovrebbe calmierare il consumo di carne, un alimento che ha una enorme impronta ecologica, e allo stesso tempo usare nuove tecnologie per l'allevamento.

Ed è auspicabile ridurre lo spreco alimentare, che non è un problema esclusivo dei Paesi industrializzati, dove il cibo viene sprecato in casa, nei ristoranti e nei supermercati: in molti Paesi il cibo si perde invece nel passaggio tra il coltivatore e il mercato perché sono inadeguate le infrastrutture per il trasporto e le tecnologie di conservazione

Fonte Focus

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