Una gita a Castro dei Volsci, tra i borghi più belli d’Italia


Castro dei Volsci è un’antico paese, dove sono nato, in provincia di Frosinone, a circa 100 km da Roma, che sorge su una collina alta 385 metri da cui è possibile ammirare in qualsiasi periodo dell’anno un panorama che spazia sulla valle del Sacco da Anagni a Montecassino, tanto da fargli meritare l’appellativo di “Balcone della Ciociaria”.

 

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Una rocca, un dedalo di viuzze e gradini usurati dal tempo,

il vecchio orologio che batte le ore, poca gente, integrata nelle mura.

Uno sguardo lontano sulla campagna un sospiro di aria di mare,

questo è il mio paese, a guardarlo da fuori.

Una storia che si perde nel tempo, gradini consunti dai troppi piedi stranieri che li hanno percorsi,

un orologio a pietra che evoca tutti i passaggi della storia,

gente fiera e legata alle sue tradizioni,

chiusa e guardinga, ma aperta nel cuore.

Campagna avara ed ostica ma necessaria, colline, come baluardo di intimità,

a formare una stupenda bomboniera.

Questo, a conoscerlo, è il mio paese.

Vincenzo 2014

 

A Castro dei Volsci si giunge con l’autostrada, uscita Frosinone per chi viene da Roma, uscita Ceprano per chi viene da Napoli o con la ferrovia , stazione Castro-Pofi-Vallecorsa.

Il nome Castro deriva dal latino Castrum, “luogo fortificato”, “castello”, la specifica “dei Volsci”, aggiunta nel 1872, fa riferimento al popolo che abitava quest’area in epoca preromana.

La vita scorre tranquilla tra i vicoli di questo borgo della Ciociaria arroccato su un cocuzzolo a guardia della valle del fiume Sacco.

Qui correva il confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli e la gente, che puoi trovare seduta davanti alle porte delle case a guardare il passeggio, ha origini antichissime, gli antenati erano i Volsci, arrivati qui attraverso vie fluviali intorno al V secolo a.C. e poi assimilati dai Romani.

L’area di insediamento romano era la piana del Casale, dove tra il 542 e il 552 d.C. i Benedettini fondarono il monastero di San Nicola, posteriore di una ventina d’anni di quello di Montecassino.

Le pareti più antiche della chiesa conservano tracce di affreschi eseguiti nel XIII secolo in stile bizantino con scene del Vecchio e Nuovo Testamento.

Verso l’anno Mille il pericolo di scorribande e devastazioni spinse la comunità del Casale ad abbandonare il fondovalle per isolarsi sull’altura fortificata che oggi ospita Castro dei Volsci.

La cinta muraria originaria, al cui interno si trova la chiesa di Sant’Oliva, resta leggibile nell’andamento ad anello dell’attuale via Civita.

Al circuito più esterno di mura si accede attraverso quattro porte: le porte della Valle, di Ferro e dell’Ulivo permettono l’accesso a un circuito più esterno, mentre Porta dell’Orologio immette nella seconda cerchia muraria, più interna.

Valicando Porta della Valle si entra in un’atmosfera rarefatta, tra viuzze strette e tortuose, lastricate in cotto e fiancheggiate da casette in nuda pietra.

Archi, botteghe che esistevano già nel medioevo e portali bugnati, ricordano i tempi della famiglia Colonna, proprietaria della rocca di San Pietro, i cui resti sono attigui alla chiesa di Sant’Oliva, dove risalta l’altare consacrato nel 1537.

I bombardamenti della seconda guerra mondiale sfiorarono il paese senza distruggerlo.

Gli eventi, ricordati nel monumento alla Mamma Ciociara, sono gli stessi che resero celebre il film di Vittorio De Sica La Ciociara.

Sempre a proposito di cinema, tra le mura di sasso del paese è nato nel 1921 Nino Manfredi, attore tra i più noti e importanti della cinematografia italiana.

All’interno delle mura si trova anche la chiesa di Santa Maria, di incerta origine, databile forse alla seconda metà del XII secolo.

Gli oggetti più preziosi sono un’acquasantiera in marmo scolpita a forma di giglio e l’organo settecentesco.

Nel Museo archeologico sono esposti reperti marmorei provenienti dalla villa romana del Casale di Madonna del Piano.

Nel 1998, durante il restauro della basilica paleocristiana, è stata rinvenuta una lastra marmorea del III secolo d.C. appartenente alla fronte di un sarcofago.

Nel clipeo è incisa l’iscrizione funeraria di dedica a un bambino, Artemisio, liberto figlio di schiavi, che nella villa trascorse il breve tempo della sua vita.

Il borgo è circondato da uno splendido paesaggio ricco d’acqua, che scende lungo i fianchi dei monti dopo le piogge o alimenta ruscelli raggiungendo a valle il fiume Sacco.

Si va dalla pianura ai 1.116 metri di Monte Calvilli passando per biancheggianti calcari o colline ricoperte di boschi.

Le zone rurali, tra mosaici di colture diverse intervallate da aree a pascolo e vegetazione naturale, sono ricche di biodiversità: invertebrati, insetti volanti, farfalle, tantissime specie di uccelli e predatori notturni sono gli abitanti di questo territorio, che ha anche un alto valore botanico.

Nell’area di Monte Calvo si trovano rari esemplari di viola, giglio e narciso.

Parte del territorio ricade nel Parco naturale regionale dei monti Ausoni e Lago di Fondi, al cui interno si trova il tempio romano di Giove Anxur, con spettacolare vista sui promontori del Circeo e di Gaeta e sull’isola di Ponza.

Nelle immediate vicinanze meritano una visita le Grotte di Pastena ( a circa 8 km) che, scoperte nel 1926 dal barone Carlo Franchetti e rese turistiche a partire già dal 1927, sono annoverate tra i maggiori complessi speleologici della nostra penisola. 

Non mancano certo specialità alimentari, che potrete gustare nei diversi locali e agriturismi presenti.

Dal semplice impasto di farina di grano, acqua e uova, nascono primi piatti gustosi come le fettuccine sottili dette “fini fini” condite con sugo di frattaglie di pollo e pomodoro, o le sagne con fagioli e cotiche di maiale.

Di lunga tradizione è anche la minestra di pane, accompagnata dalle verdure di stagione o dai fagioli.

Da assaggiare la salsiccia di maiale, condita con aglio e bucce d’arancia e gli splendidi formaggi di capra, qui chiamati marzolini.

In questo antico borgo si rinnova ogni anno, durante le fesività natalizie,  la tradizione del Presepe vivente, che, dal 1995, richiama nel paese una sempre maggiore folla di turisti e appassionati.

Le scene rappresentate sono diciotto, e rievocano antichi scenari e mestieri per un tuffo nella memoria storica collettiva.

Curato nei dettagli e nei particolari, ricco nella scenografia, negli allestimenti e nei costumi tipici ciociari dei primi anni dell’800, il presepe vivente ha saputo davvero ricreare, anche nelle sensazioni e nei sentimenti, il momento più profondo ed alto della storia del cristianesimo.

Una manifestazione sentita e realizzata con il cuore, non solo perchè numerosi volontari sono impegnati per molti giorni, nell’allestimento dei vari ambienti e botteghe, ma anche e soprattutto perché sono giornate vissute da tutti con naturalezza e spontaneità.

Recentemente Castro Dei Volsci è stato inserito tra i borghi più belli d’Italia, un motivo in più per andare a visitarlo.

Per  info www.comune.castrodeivolsci.fr.it

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=VEEwv8pEa3A

 

Buona passeggiata,

Vincenzo

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