Ogni cosa è illuminata


Mi permetto di consigliare un bel libro, ” Ogni cosa è illuminata” di  Jonathan Safran Foer, un libro complesso e atipico, ma molto ben riuscito.

La trama verte sul tentativo del protagonista (Foer stesso) di rintracciare in Ucraina la donna che decenni prima salvò il nonno, ebreo, da morte certa ad opera dei nazisti.

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Nella ricerca si fa aiutare da una strampalata agenzia turistica locale (Viaggi tradizione), che è composta dal giovane Alex, suo coetaneo, che  farà da interprete, il nonno di Alex che farà da autista,e la “mascotte”, il  cane del nonno .

La storia si svolge su due  livelli: da una parte la ricerca dell’improvvisato terzetto, che ci viene raccontata al presente, ma in realtà si è già svolta alcuni mesi prima, dall’altra  il presente, rappresentato dalle lettere che i due ragazzi si scambiano da un continente all’altro. 

Questo rapporto epistolare diventa uno scambio di ricordi e di sogni: l’ebreo americano fa leggere al coetaneo la storia del villaggio ucraino in cui è nato il nonno (ricostruita parzialmente grazie alle testimonianze raccolte durante la sua ricerca in Ucraina), come una grande saga familiare, dal 1700 fino alla seconda guerra mondiale, quando i nazisti radono al suolo il villaggio.

Tutto lo scambio epistolare  è incentrato sul difficile rapporto che si ha con il proprio passato, sul peso di ciò che si è fatto o non  fatto, su quello che si cerca scavando nel proprio passato e su quello che invece si trova.

Come se, a volte, il ricordo tramandato per generazioni o l’immagine che si ha di una persona, possano sgretolarsi di fronte all’uragano della scoperta.

Il tutto è condito da una notevole dose di amara ironia, per esempio il divertente e insolito  linguaggio del personaggio di Alex, che si esprime come farebbe un ucraino che sta appena imparando l’inglese, regalandoci alcune “perle” lessicali.

In sostanza è  un libro che, a dispetto del tono scanzonato, non è di facile scorrimento, ma  va letto a poco a poco per non perdere le sfumature di cui è permeato,  ma una volta acquisita la  familiarità con lo stile, diviene molto bello e avvincente.

In effetti, più che narrare, l’autore si lascia andare a maree di pensiero, per regalarci una storia: 

  “Le parole diventavano maree di pensiero senza inizio nè fine e annegavano il parlatore prima che potesse salvarsi sulla scialuppa del punto a cui voleva arrivare”.

Dal libro è stato tratto un film dallo stesso titolo, bello, ma che, a mio modo di vedere, non rende assolutamente quanto la scrittura, dove le sfumature, linguistiche ed emozionali, fanno veramente la differenza.

Buona lettura 

 

 

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