Parassiti e malattie nell’orto


A seguire un breve elenco dei parassiti e delle malattie che attaccano le piante del nostro orto, con indicazioni su danni arrecati, piante minacciate, difesa e prevenzione.

Non sempre è possibile debellarli, in particolare, come nel nostro caso, utilizzando una coltivazione priva di sostanze chimiche.

Una conoscenza degli stessi, unita a  particolari attenzioni, può  comunque ridurre di molto i  danni alle nostre colture.

 

Afidi

Descrizione dei danni: gli afidi, chiamati comunemente pidocchi delle piante e sicuramente tra i fitofagi più comuni, sono emitteri di diverso colore che pungono le foglie e i germogli suggendone la linfa e causandone la deformazione. Sono tra i principali vettori di virosi, trasmettendole da pianta a pianta. Tra gli afidi più comuni, l’afide nero attacca diverse specie, sia ortive (Aphis fabae) sia fruttifere (Toxoptera aurantiae): infesta con fitte colonie nerastre le parti epigee e ipogee delle piante provocando arricciamento e disseccamento nelle foglie, ipertrofia nelle radici e riducendo l’intera pianta in uno stato di deperimento generale. Presenta numerose generazioni l’anno.

Anche l’afide verde provoca danni simili a quelli dell’afide nero, ma attacca solamente le parti epigee della pianta.

Specie minacciata: gli afidi attaccano soprattutto carciofi, carote, leguminose, cicorie e radicchi, fagioli, fave, lattuga, pomodori, prezzemolo, ravanelli, zucchine.

Difesa: la difesa diretta prevede la pulitura o l’asportazione delle parti infestate e trattamenti a base di macerato d’ortica o d’assenzio, litotamnio, cenere di legna e, solo nei casi più gravi, rotenone e piretro. Per contrastare gli afidi si possono utilizzare anche predatori naturali come coccinelle, forbicine ecc.

Prevenzione: gli afidi si combattono preventivamente con pacciamature e concimazioni equilibrate, povere di azoto. È inoltre opportuno evitare l’utilizzo di acqua fredda per annaffiare

Agrotidi o nottue

Descrizione dei danni: le larve di queste farfalle, simili a grossi bruchi, restano inattive nel terreno durante il giorno ed escono allo scoperto di notte, attaccando generalmente il colletto delle piante e scavando all’interno dei fusti.

Particolarmente dannosa è la nottua che attacca il carciofo: depone le uova in prossimità del colletto e da queste fuoriescono larve che scavano gallerie all’interno delle nervature principali delle foglie per poi passare all’interno del fusto, fino ad arrivare alla base dei capolini. I danni possono essere ingenti e, in caso di forte infestazione, le piante devono essere distrutte.

Specie minacciata: attaccano diverse specie ortive come cavoli, lattuga, cicorie, spinaci, bietole, mais, cetrioli, fagioli, pomodori, ravanelli, carote.

Difesa: la lotta diretta è diversa e articolata, oltre alla distruzione delle parti lese si può ricorrere a esche avvelenate, trattamenti a base di infuso di assenzio e, in casi particolarmente gravi, piretro oppure rotenone. Anche l’impiego di Bacillus thuringiensis ha dato esiti positivi nella lotta alle agrotidi.

Prevenzione: la difesa preventiva si attua sia zappando la terra intorno alle coltivazioni sia proteggendo il colletto della pianta mediante collari di cartone.

Per quanto riguarda la prevenzione della nottua del carciofo, può essere utile durante l’epoca di volo di questo parassita trattare le piante con infuso di pomodoro, che svolge un’importante azione repellente.

Alternariosi

Descrizione dei danni: l’alternariosi, nota anche con il nome di “marciume nero”, è una malattia causata da un fungo che permane nel terreno, sui residui delle piante infette e sui semi contaminati. Solitamente colpisce la piante adulte, provocando sulle foglie macchie irregolari bruno scure con alone giallo, marcescenti e lacerate al centro, in corrispondenza delle quali si verifica il disseccamento dei tessuti. Nella zona del colletto si formano lesioni nerastre con strozzatura. Sul fusto invece compaiono cancri che si localizzano soprattutto in prossimità delle ramificazioni. Sui frutti il danno compare nella zona della connessione con il picciolo sotto forma di una macchia circolare scura, con depressione centrale solcata da grinze profonde. Talvolta, anche le infiorescenze vengono danneggiate, presentando macchie nerastre. I semi contaminati rappresentano il più frequente veicolo di propagazione dell’infezione.

Specie minacciata: l’alternariosi colpisce prevalentemente carote, melanzane, patate, pomodori, cavoli, rape, ravanelli e ramolacci.

Difesa: distruggere le piante infette e, in caso di attacco grave, trattare con solfato di rame.

Prevenzione: per combattere l’alternariosi si consigliano ampie rotazioni (almeno 3 anni), trattamenti con macerato di equiseto e sterilizzazione dei semi in acqua calda. È consigliabile, inoltre, evitare semine troppo fitte, interventi irrigui eccessivi, ristagni d’acqua e sostanza organica non perfettamente decomposta

Altica

Descrizione dei danni: le altiche, chiamate anche “pulci di terra” e facilmente riconoscibili per la capacità di compiere salti, sono piccoli coleotteri dal corpo ovale e convesso, la cui lunghezza di aggira intorno ai 2 mm. Gli adulti svernano fra l’erba, alla base degli alberi e sotto i sassi, mentre le larve vivono nel terreno dove si impupano.

Le altiche presentano 1 o 2 generazioni l’anno e colpiscono le giovani piante in primavera (le alte temperature e la bassa umidità favoriscono gli attacchi), rodendo le foglie sul margine esterno e scavando piccole fossette sulla loro superficie. Alcune specie di altica sono polifaghe e possono danneggiare fortemente alcuni tipi di colture come rucola e bietole.

Specie minacciata: soprattutto cavoli, cavolfiori, rape, ravanelli, spinaci, bietole, rucola.

Difesa: per combattere le altiche si può spolverare sulle foglie, al mattino presto con la rugiada, farina di alghe, bentonite o litotamnio. Può essere utile anche sfiorare la coltivazione con un bastone alla cui estremità sia fissato un cartone spalmato di vischio: muovendolo in senso rotatorio le altiche, saltando, restano attaccate alla superficie vischiosa. Solo in caso di forte attacco, usare piretro o rotenone.

Prevenzione: pacciamature del terreno per conservarne l’umidità (lo sviluppo delle altiche è favorito dal terreno arido) e trattamenti con infuso concentrato di tanaceto o assenzio. Può risultare utile anche seminare vicino alle colture da proteggere piante che fungano da esca

Antracnosi

Descrizione dei danni: si tratta di una malattia, potenzialmente molto dannosa, causata da numerosi ceppi di funghi, che sopravvivono nel corso degli anni sui residui vegetali, e favorita da condizioni di tempo fresco e umido. Attacca le giovani leguminose e in particolare modo i baccelli i quali si presentano con l’epidermide punteggiata di macchioline color ruggine che con il tempo si evolvono in macchie di forma tondeggiante dal contorno scuro e di forma depressa centralmente. Le dimensioni di tali macchie non sono costanti, possono variare da qualche mm a 1 cm di diametro e si caratterizzano per la presenza di una zona mucillaginosa rosata al centro.

Lungo le nervature compaiono inoltre degli imbrunimenti che dopo un breve periodo di tempo tendono a seccarsi. Le lesioni provocate da questa malattia possono essere molto gravi e portare in breve tempo alla morte della pianta.

Specie minacciata: l’antracnosi colpisce principalmente fagioli, fave, piselli, ceci

Difesa: la lotta diretta all’antracnosi consiste principalmente nella bruciatura dei residui delle piante attaccate dalla malattia e nell’utilizzo di trattamenti a base di ossicloruro di rame o zolfo.

Prevenzione: l’antracnosi si previene con corrette rotazioni, evitando di seminare fitto e bagnando le piante con decotto di equiseto.

Un’altra misura preventiva consigliata, inoltre, consiste nel disinfettare i semi lasciandoli a bagno per 15 minuti in decotto di equiseto

Batteriosi

Descrizione dei danni: con il termine batteriosi si indicano varie malattie provocate da esseri microscopici i quali danno adito a diverse manifestazioni: cancri, seccumi, marciumi, clorosi, macchie ecc. Il pomodoro, in particolare, è soggetto all’attacco di Xanthomonas vesicatoria che causa piccole macchie necrotiche di colore bruno scuro con bordo giallo, le quali possono originare estese zone disseccate sugli steli e sulle foglie. Sui frutti invece compaiono macchioline simili a vesciche che con il passare del tempo si allargano, mentre il mesocarpo e l’epicarpo si tagliano sotto la pressione dei tessuti interni. Nei frutti maturi si evidenzia un alone verde-giallo intorno alla zona necrotica.

Tra i batteri che attaccano le specie ortive menzioniamo anche l’Erwinia carotovora che colpisce il sedano causando la marcescenza della parte interna del grumolo.

Specie minacciata: le batteriosi sono molto diffuse tra pomodori, bietole, sedani, finocchi, cavolfiori, cipolle, patate

Difesa: la lotta diretta prevede l’eliminazione delle parti colpite e l’utilizzo di trattamenti a base di ossicloruro di rame e calcio.

Prevenzione: le misure preventive si basano sull’uso di seme e piante sane, oltre a varietà resistenti.

Botrite

Descrizione dei danni: la botrite, chiamata anche “muffa grigia”, è una malattia fungina che colpisce ortaggi, alberi da frutto e fiori. Si sviluppa prevalentemente in climi freschi e umidi e ambienti poco areati (per esempio i magazzini), provocando delle aree marcescenti su fusti e foglie, che, successivamente, si ricoprono di una caratteristica muffa grigiastra e muoiono.

Nella vite attacca le foglie e i grappoli, nelle liliacee rende molle il tessuto interno dei bulbi, facendoli marcire con estrema rapidità.

Specie minacciata: attacca soprattutto le liliacee (aglio, cipolla, porro) e in particolar modo le cipolle sia in campo, in prossimità della raccolta, sia in magazzino.

Colpisce anche sedani, carote, carciofi, lattuga, cavoli, cetrioli, zucchine, peperoni.

Difesa: si tratta di un fungo che si diffonde rapidamente, quindi è fondamentale eliminare le parti infette, nonché eseguire trattamenti con propoli, sulfar e ossicloruro di rame

Prevenzione: evitare l’impiego di compost o letame non perfettamente decomposto oppure in quantità eccessive, ristagni d’acqua e irrigazioni eccessive. È bene arieggiare le colture, fare attenzione a non lesionare i bulbi durante la raccolta e comunque non immagazzinare i bulbi danneggiati. Un sistema efficace per prevenire l’attacco della botrite in magazzino consiste nell’insufflare nei locali aria calda a 30-35°C per 2-3 giorni, e poi aria fredda, per altri 2-3 giorni, oltre a eliminare gli eventuali residui di liliacee dai magazzini di stoccaggio

Cavolaia

Descrizione dei danni: la cavolaia è una comunissima farfalla dalle ali color bianco-latte con macchie nere. Le uova, color giallo-arancione, vengono deposte a piccoli mucchi sulla pagina inferiore delle foglie e da queste si schiudono voracissimi bruchi color verde oliva con striature giallastre ai lati. I danni avvengono a scapito delle foglie: le larve di cavolaia se ne cibano distruggendo l’intero lembo e risparmiando solamente la nervatura principale. L’attacco determina l’imbrattamento delle foglie a causa delle deiezioni, che in estate possono provocare marcescenze all’interno delle piante.

È necessario intervenire alla comparsa dei primi sintomi individuabili nella rottura della parte basale delle giovani piantine e nei segni di erosione al livello del colletto. La cavolaia è molto pericolosa e può distruggere interi raccolti.

Specie minacciata: cavoli, cavolfiori, rape, ravanelli.

Difesa per sconfiggere la cavolaia è consigliabile eliminare manualmente le uova e impolverare le foglie con farina di alghe calcaree. Solo in caso di forte attacco si può ricorrere al Bacillus thuringiensis, il quale produce protossine che risultano tossiche soprattutto per le forme larvali.

Prevenzione: la difesa preventiva consiste nell’evitare la successione con qualsiasi altra varietà di cavolo o di crocifera.

Inoltre, per tutto il periodo di volo della cavolaia, è utile trattare le piante con decotto di tanaceto o assenzio, ad azione repellente.

Cladosporiosi

Descrizione dei danni: questa malattia è provocata dal Cladosporiom fulvum, un fungo molto dannoso che sopravvive sui residui vegetali e si sviluppa soprattutto in ambienti poco arieggiati e con molta umidità, come le serre. Causa la comparsa di macchie di forma irregolare gialle o rosso cupo sul lembo fogliare delle piante colpite: inizialmente si tratta di macchie di piccole dimensioni e localizzate vicino alle nervature, in seguito si estendono a tutta la lamina, provocandone l’accartocciamento e il disseccamento. Nella pagina inferiore le stesse macchie assumono una consistenza vellutata di colore grigio verde.

La cladosporiosi può colpire anche i frutti che sviluppano delle macchie marroni di consistenza simile al cuoio e con depressioni rispetto alla superficie del frutto; compaiono inoltre ulcere con colature gommose che, successivamente, si trasformano in una muffa grigiastra capace di alterare i tessuti.

Specie minacciata: la cladosporiosi attacca prevalentemente pomodori, zucchine, cetrioli, meloni e più raramente l’anguria.

Difesa: la lotta diretta prevede soprattutto trattamenti a base di ossicloruro di rame.

Prevenzione: la difesa preventiva si effettua con ampie rotazioni, evitando ristagni idrici ed eccessive irrigazioni, scegliendo varietà resistenti e semi non infetti, eliminando residui vegetali di precedenti colture, evitando semine fitte e concimazioni troppo azotate, arieggiando i locali (per esempio le serre)

Cocciniglie

Descrizione dei danni: emitteri assai comuni e tra i più difficili da combattere per il fatto che in alcuni stadi del loro sviluppo si proteggono con scudetti coriacei o lanuginosi. Si sviluppano in maniera massiccia sui rami in luoghi riparati e prediligono i climi caldi e caratterizzati da scarsa umidità. Responsabili dei danni alle coltivazioni sono le femmine che si concentrano soprattutto sui fusti e sulla pagina inferiore delle foglie, nutrendosi della linfa delle piante (la saliva delle cocciniglie contiene una sostanza in grado di distruggere la pareti cellulari vegetali). I danni possono essere diretti con asportazione di linfa dai frutti e dai rami, o indiretti, a causa dell’abbondante melata prodotta dalle cocciniglie, sulla quale si insedia il micelio della fumaggine. Le piante colpite presentano decolorazioni, macchie, foglie deformi e ritardo nello sviluppo di foglie e rami.

Specie minacciata: colpisce alberi da frutto, arbusti e ceci.

Difesa: in caso di attacchi limitati si può tentare di eliminarle lavando la parte infestata con batuffoli di cotone imbevuti d’alcol o strofinandola delicatamente con spazzole setolose. In caso di attacchi più massicci si consiglia il trattamento con olio bianco, da evitare quando la temperatura esterna è elevata perché può bruciare la pianta.

In estate vanno impiegati oli di ultima generazione utilizzabili su piante in vegetazione.

Prevenzione: le misure preventive consistono in interventi irrigui corretti e concimazioni non troppo ricche di azoto.

Criocere

Descrizione dei danni: le criocere sono coleotteri di piccole dimensioni, le cui larve e adulti rosicchiano la parte aerea delle piante, soprattutto di quelle giovani. Particolarmente pericolosa è la Crioceris asparagi, che attacca l’asparago causando gravi danni ai turioni: l’adulto, di colore rossastro, sverna nel terreno e a primavera le femmine depongono le uova sugli asparagi.

Anche le liliacee sono soggette all’attacco di questi dannosi e frequenti parassiti, nello specifico della criocera dell’aglio, un piccolo coleottero scuro lungo 8-10 mm, le larve del quale si sviluppano all’interno dei bulbi, attaccandoli quando si trovano nella fase di accrescimento.

Specie minacciata: asparagi e liliacee (aglio, cipolla, porro).

Difesa: consiste nella distruzione delle parti attaccate. Solo in caso di forti attacchi si può ricorrere al piretro, al legno quassio e al rotenone

Prevenzione: come prevenzione è consigliabile aspergere di litotamnio le foglie quando queste sono umide di rugiada. Può essere inoltre opportuno consociare l’asparago con il basilico, che svolge un’azione repellente. Per quanto riguarda le liliacee, è preferibile non fare uso letame fresco e scegliere varietà tardive; nelle ore più calde della giornata, è bene arieggiare le colture protette, affinché non si verifichino ristagni di umidità, che favoriscono la comparsa di marciumi

Dorifora

Descrizione dei danni: è un grazioso quanto indesiderato coleottero i cui adulti misurano circa 1 cm di lunghezza e sono di colore giallo-aranciato con 10 linee longitudinali sul dorso.

Sverna come adulto nel terreno e inizia la sua attività in primavera, appena la temperatura del suolo raggiunge i 14°C. L’azione della dorifora avviene a danno dell’apparato epigeo, utilizzato completamente, con l’eccezione delle nervature principali, da larve e adulti. In caso di forte attacco, l’apparato fogliare può essere totalmente distrutto e il raccolto compromesso.

Specie minacciata: attacca soprattutto patate, melanzane e più raramente pomodori.

Difesa: lotta diretta consiste nella raccolta a mano di larve e adulti e in trattamenti a base di litotamnio o polvere di rocce, spolverando soprattutto la pagina inferiore delle foglie al mattino presto con la rugiada. Solamente in caso di forte attacco, usare piretro o rotenone. Nella lotta a questo dannoso coleottero si rivelano utili anche il Bacillus thuringiensis e l’Edovum puttleri, un imenottero che depone le proprie uova all’interno delle uova della dorifora

Prevenzione: come misure preventive è consigliabile utilizzare solo letame o compost ben maturo, dopo la raccolta distruggere tutti i residui colturali evitando di lasciare i tuberi nel terreno e distribuire macerato d’ortica appena si differenziano le prime foglie al fine di stimolare la crescita delle piante.

Elateridi

Descrizione dei danni: le larve di questi coleotteri (dette anche “vermi fil di ferro” per la consistenza del loro rivestimento esterno) sono di colore giallo ocra e possono misurare fino a 20 mm di lunghezza. Prediligono terreni umidi, molto ricchi di sostanza organica, e attaccano le piante giovani all’apparato radicale e al colletto, persistendo per più anni nel terreno. La piante colpite deperiscono e si seccano; nei tuberi si evidenzia una riduzione della capacità riproduttiva e, nei casi più gravi, anche della commestibilità.

Specie minacciata: attaccano soprattutto le patate, rodendone i tuberi appena iniziano a ingrossarsi, ma anche le cipolle.

Difesa: vengono naturalmente combattuti dalla presenza di talpe e uccelli, ma può essere utile anche usare esche, come cespi di insalata oppure patate e barbabietole tagliate e conficcate nel terreno con la polpa rivolta verso il basso. Anche l’uso di funghi entomoparassiti si è rivelato efficace

Prevenzione: la difesa preventiva prevede sovesci di senape, concimazioni effettuate con letame maturo e distribuzione di litotamnio nei terreni con reazione acida.

Ernia del cavolo

Descrizione dei danni: malattia fungina responsabile della formazione di tumori e galle sulle radici e più raramente anche alla base del fusto. In corrispondenza della parte aerea delle piante si verificano ingiallimenti e rachitismo, con segni di appassimento che scompaiono durante la stagione piovosa.

Sulle radici compaiono protuberanze che diventano rugose prima di decomporsi oppure ingrossarsi e la pianta colpita deperisce e poi muore.

Il fungo responsabile di questa patologia può sopravvivere anche per 10 anni all’interno del terreno. Si può diffondere con spostamenti involontari di terra infetta e il suo sviluppo è favorito dai terreni acidi e asfittici caratterizzati da ristagni d’acqua ed eccessiva umidità del suolo. In caso di attacco grave può essere compromesso l’intero raccolto.

Specie minacciata: cavoli, cavolfiori.

Difesa: la difesa diretta contro questa malattia si basa sulla distruzione delle piante infette

Prevenzione: l’ernia si previene soprattutto usando sementi di varietà resistenti, evitando di coltivare crocifere sullo stesso terreno prima che siano trascorsi almeno 7 anni e utilizzando letame ben maturo. Si rivela opportuno anche somministrare calce al terreno, dal momento che l’acidità è uno dei fattori che favoriscono la malattia

Grillotalpa

Descrizione dei danni: è un grosso insetto bruno scuro, lungo circa 4-5 cm e munito di ali anteriori, che attraverso gallerie e cunicoli scavati nel terreno giunge a spezzare e rodere radici e colletto di molte piante, soprattutto giovani, causandone appassimento e morte in tempi rapidi. Esce preferibilmente la notte ed è molto frequente nei terreni umidi e ricchi di sostanza organica. Predilige in modo particolare i tuberi di patata ed è un animale incredibilmente vorace.

Specie minacciata: tra le specie più colpite dal grillotalpa ci sono soprattutto asparagi, cardi, carote, cetrioli, cicorie e radicchi, finocchi, patate, ravanelli.

Difesa: il grillotalpa si combatte versando nei fori delle sue gallerie una miscela composta da 50 ml di olio vegetale, 20 ml di piretro, 10 l di acqua, oppure interrando nel suolo recipienti profondi dalle pareti lisce da svuotarsi con regolarità. Un rimedio particolarmente utile è costituito dall’impiego di esche avvelenate, che devono essere posizionate dopo aver annaffiato il terreno per farlo uscire dalla tana

Prevenzione: non esistono molti mezzi difesa preventiva, un consiglio utile è quello di non lasciare sul terreno residui di coltivazioni ed evitare concimazioni troppo ricche di letame

Lumache e limacce

Descrizione dei danni: la presenza di lumache (con la conchiglia) e limacce (senza conchiglia) è facilmente riscontrabile dalle iridescenti tracce di bava visibili sul terreno; i germogli inoltre risultano rosicchiati o, addirittura, completamente divorati. I danni provocati da questi animali sono anche indiretti, in quanto le piante attaccate diventano particolarmente esposte all’azione di funghi, batteri e virus. Lumache e limacce sono animali costantemente presenti nell’orto, soprattutto quando il clima è umido.

Specie minacciata: soprattutto asparagi, bietole, cardi, finocchi, lattuga, valerianella, spinaci, bietole, cavoli, fragole.

Difesa: lumache e limacce si combattono con la raccolta manuale, oppure distribuendo al limite delle coltivazioni barriere di cenere: strisciando su queste superfici, la loro bava viene assorbita e pertanto, mancando il “lubrificante”, non riescono a proseguire la marcia verso i raccolti da proteggere. Un altro metodo di difesa consiste nell’affondare nel terreno, in prossimità delle piante da difendere, alcuni vasetti di vetro o plastica liscia contenenti birra, di cui le lumache sono avide e dai quali non riescono più a uscire.

Se l’invasione è massiccia i danni potrebbero essere molto gravi ed è quindi consigliabile ricorrere ai prodotti lumachicidi, anche di tipo biologico, di immediata e sicura efficacia

Prevenzione: evitare la pacciamatura e le annaffiature serali (l’umidità le favorisce) e usare recinzioni anti-lumaca

Maggiolino

Descrizione dei danni: si tratta di un grazioso coleottero, ampiamente diffuso in Italia, di colore bruno-rossiccio e antenne munite di un caratteristico ventaglio. Le larve, di colore biancastro, divorano le radici delle piante, con una predilizione per quelle più giovani, causando l’improvviso appassimento cui segue, di solito, la morte. Gli adulti, invece, si nutrono della parte aerea, in alcuni casi defogliando completamente le piante attaccate.

Un attacco di larve di maggiolino è facilmente identificabile dalle gallerie scavate nel terreno.

Specie minacciata: i maggiolini attaccano soprattutto asparagi, bietole, cardi, cavoli, cetrioli, cicorie e radicchi, finocchi, prezzemolo.

Difesa: oltre a interventi con insetticidi, la difesa prevede l’eliminazione manuale delle larve durante la lavorazione del terreno e l’impiego di esche avvelenate. Risulta particolarmente utile anche stendere apposite reti sul terreno per impedire ai maggiolini di alzarsi in volo e accoppiarsi. Risultati soddisfacenti si ottengono anche utilizzando il fungo entomoparassita Beuveria brongnartii. Esistono inoltre molti uccelli che si nutrono delle larve di maggiolino e svolgono, quindi, un’importante azione di contenimento

Prevenzione: come misura preventiva è consigliabile zappare frequentemente il terreno intorno alle piante.

Mosca bianca

Descrizione dei danni: il Trialeurodes vaporarium è una piccola mosca bianca in grado di infestare un notevole numero di ortaggi e fiori. La neanide si posiziona sulla pagina inferiore delle foglie dove si nutre sottraendo linfa; tale azione, unitamente all’abbondante produzione di melata, favorisce lo sviluppo di funghi dannosi (per esempio la fumaggine), causa ingiallimenti, porta al deperimento generale della pianta e in casi estremi alla morte. Sviluppa diverse generazioni all’anno (fino a 5) a seconda dell’andamento climatico. La sua presenza è favorita dal clima caldo e umido e dalla mancanza di areazione, ecco perché in serra si riproduce ininterrottamente con un rallentamento nel periodo invernale.

Specie minacciata: colpisce prevalentemente patate, fagioli, pomodori, melanzane, peperoni, cavoli, cetrioli.

Difesa: la lotta diretta si basa sulla distruzione delle piante attaccate, sull’uso di trappole cromotropiche gialle e trattamenti con infuso di tanaceto. La mosca bianca si contrasta anche con l’impiego di insetti utili come Encarsia tricolor, E. formosa e specie del genere Orius. Buoni risultati si ottengono anche impiegando il fungo entomoparassita Verticillium lecanii. Solo in caso di grave attacco trattare le piante con piretro o rotenone

Prevenzione: come misure preventive è bene mantenere il terreno umido con pacciamature o frequenti irrigazioni, arieggiare le serre, distribuire sulle piante farina di rocce.

Mosca del cavolo

Descrizione dei danni: si tratta in realtà di due mosche, Hylemyia brassicae e H. floralis, delle quali la prima è molto simile alla mosca domestica, ma di dimensioni inferiori (5-6 mm). Entrambe presentano 2 o 3 generazioni l’anno, ma soltanto la prima risulta particolarmente pericolosa.

All’inizio della primavera dalle uova deposte nel terreno presso il colletto delle piante fuoriescono larve che penetrano nella radice e nel fusto causando gravi danni.

Le foglie delle specie colpite assumono colore giallo-plumbeo e, qualora si verifichi un forte attacco, le piante possono avvizzire del tutto. In seguito all’attacco, inoltre, si sviluppano facilmente pericolose e rapide infezioni batteriche.

Specie minacciata: cavoli, barbabietole, ravanelli.

Difesa: la lotta diretta consiste nel distribuire farina di rocce o di alghe sulle giovani piantine, distruggere oppure ben compostare le piante attaccate, asportando con esse anche il pane di terra circostante che può contenere le uova, annaffiare con sapone nero diluito in acqua.

Possono essere impiegati anche alcuni tipi di coleotteri e acari che si nutrono delle uova della mosca del cavolo.

 

Prevenzione: è consigliabile evitare l’impiego di letame fresco che attira la mosca, lavorare bene il terreno per esporre le larve agli uccelli, prevedere la consociazione con pomodoro e levistico o la copertura dell’interfila con trifoglio per ostacolare la deposizione delle uova, trapiantare profondamente e rincalzare (evitando di trapiantare durante l’epoca di volo della mosca

Mosca del sedano

Descrizione dei danni: la Philophylla heraclei (comunemente chiamata mosca del sedano) è una piccola mosca i cui adulti, di color giallo-rossiccio, misurano 4-5 mm di lunghezza.

Presenta circa 4-5 generazioni annue, a seconda delle condizioni climatiche del luogo. Gli adulti sfarfallano nel periodo compreso da maggio a settembre e depongono le uova all’interno delle foglie. Dalle uova fuoriescono larve che si nutrono della parte interna delle foglie scavando gallerie nel mesofillo.

Attacca prevalentemente durante i mesi estivi: le specie colpite presentano foglie ingiallite e quasi trasparenti all’interno delle quali si trovano le larve.

I danni provocati dalla mosca del sedano sono sia diretti, sia indiretti perché scavando nelle foglie facilita l’insorgere e il diffondersi di numerose infezioni.

Specie minacciata: la Philophylla heraclei colpisce prevalentemente il sedano, ma può attaccare anche le piante di prezzemolo.

 

Difesa: la lotta diretta contro la mosca del sedano prevede l’impiego di estratto di assenzio o legno quassio e sapone sciolti in acqua.

Solamente nel caso si verifichi un forte attacco, utilizzare rotenone oppure piretro

Prevenzione: la difesa preventiva contro questo parassita consiste nell’alternare al sedano filari di cipolle, porro o aglio e preferire le semine precoci o tardive che sfuggono all’attacco della mosca.

Durante il periodo di sfarfallamento degli adulti è consigliabile bagnare le piante 2 volte alla settimana con infuso di tanaceto, bucce di cipolla oppure di aglio

Mosca dell’asparago

Descrizione dei danni: è una piccola mosca lunga 5-7 mm, di colore bruno-scuro.

Le femmine depongono le uova all’apice dei germogli. Le larve che ne fuoriescono si nutrono dei tessuti circostanti e scavano gallerie all’interno dei turioni fino ad arrivare al rizoma, dove si impupano. La mosca dell’asparago presenta una sola generazione annuale.

Un attacco da parte di questo parassita può determinare la morte precoce o la deformazione dei turioni attaccati e l’indebolimento di tutta la pianta sia per la riduzione dell’attività fotosintetica sia per i danni a carico del rizoma.

Specie minacciata: asparago. I danni maggiori sono a carico dei semenzai e delle giovani asparagiaie, mentre ne sono indenni le asparagiaie in produzione, dove i turioni vengono colti prima della schiusa delle uova.

Difesa: la lotta diretta si basa sull’asportazione e distruzione degli steli attaccati e sull’utilizzo di radice di felce maschio in polvere e litotamnio distribuiti al mattino presto con la rugiada, oppure legno quassio e sapone diluiti in acqua. La mosca dell’asparago si combatte anche con l’immissione nell’ambiente dell’imenottero predatore Dacnusa rodanii e D. pedidata.

Prevenzione: le misure preventive da attuare contro questo animale consistono nello scegliere per l’impianto dell’asparagiaia la zona più ventilata dell’orto e nel seminare a lato dell’asparagiaia 2 file di avena o di frumento (ostacola la deposizione delle uova).

Anche il pomodoro svolge un’azione repellente contro la mosca

Mosca della carota

Descrizione dei danni: la Psilla rosae è una piccola mosca dal corpo nero brillante e ali traslucide che depone le uova nel terreno in prossimità del colletto delle piante. Dalle uova nascono larve che raggiungono le radici e si sviluppano all’interno dei fittoni, scavandovi una rete di gallerie irregolari che li portano alla marcescenza. Una volta raggiunto il giusto accrescimento le larve abbandonano il fittone e si impupano nel suolo.

Le carote attaccate da questa mosca assumono sapore e odore sgradevoli, presentano fenditure rossicce e foglie ingiallite.

Un forte attacco di questo parassita può compromettere il raccolto e manifestarsi con gravi conseguenze anche in magazzino.

Specie minacciata: colpisce soprattutto la carota, ma anche sedano e prezzemolo.

Difesa: la lotta diretta consiste in trattamenti con estratto di assenzio o di legno quassio e sapone diluiti in acqua. È utile anche spolverare al mattino presto con la rugiada una mistura di radice di felce maschio in polvere e litotamnio

Prevenzione: evitare semine fitte, mantenere una corretta umidità del terreno, preferire le semine anticipate o tardive, evitare l’impiego di sostanza organica non decomposta, annaffiare dopo la semina con infuso di tanaceto, assenzio, aglio o bucce di cipolla, eseguire i diradamenti verso sera allontanando dal terreno le foglie e i fittoni estirpati, consociare con porri, cipolle o aglio, repellent

Mosca della cipolla

Descrizione dei danni: l’Hylemia antiqua è una piccola mosca simile a quella domestica, i cui adulti presentano una colorazione colore grigia-giallastra.

La prima generazione si manifesta nel periodo che va da aprile a maggio, quando le femmine depongono le uova in prossimità del colletto o sulle foglie. Dalla uova fuoriescono larve biancastre che divorano il cuore del bulbo.

Attacca i bulbi in qualsiasi stadio e, in caso di attacchi precoci, può determinare la morte della pianta. I danni causati dalla mosca della cipolla sono sia diretti, sia indiretti in quanto possono favorire l’insorgere di infezioni batteriche responsabili della rapida comparsa di marciumi.

Specie minacciata: attacca da aprile a luglio i bulbi di aglio, cipolla, porro e scalogno.

Difesa: la difesa diretta consiste nell’eliminare le piante attaccate e, nei casi più gravi, nell’utilizzo di trattamenti a base di rotenone o legno quassio.

Prevenzione: come misure preventive contro questo pericoloso parassita è consigliabile utilizzare solo letame ben maturo, effettuare semine tardive, trattare le giovani piantine con polvere di roccia o litotamnio, utilizzare infuso di tanaceto o assenzio 2 volte la settimana nel periodo di volo della mosca, distribuire fiori di zolfo e fuliggine tra le file

È inoltre opportuno consociare con le carote (la mosca della cipolla viene respinta dall’odore della carota, così come la mosca della carota da quello della cipolla).

Si consiglia infine di localizzare le colture di liliacee in luoghi soleggiati e c

Nematodi

Descrizione dei danni: con il termine nematodi (chiamati anche anguillule per il loro aspetto) si indicano varie specie di vermi di piccolissime dimensioni che vivono nel terreno. In generale svolgono un’azione benefica all’interno dell’orto, ma alcune specie sono assai dannose per ortaggi e fiori in quanto le larve si introducono nell’apparato radicale (e talvolta anche nel fusto e nelle foglie) causando ingrossamenti, deformazioni e galle che successivamente marciscono, portando la pianta a morte rapida. Succhiando la linfa creano anche danni indiretti perché facilitano la comparsa di virosi. Un forte attacco può determinare la perdita del raccolto.

Specie minacciata: i nematodi attaccano prevalentemente patate, cicorie e radicchi, cipolle, carote e fragole.

Difesa: i pochi mezzi di lotta diretta contro questi parassiti consistono prevalentemente in fumigazioni del terreno e distruzione delle parti colpite. Esistono batteri e funghi che attaccano i nematodi, ma questo tipo di intervento non ha dato risultati soddisfacenti

Prevenzione: la difesa preventiva si basa sull’apporto di sostanza organica stagionata nel terreno, sovesci di senape, corrette rotazioni e consociazioni con piante antagoniste come tagete e calendula. È inoltre di fondamentale importanza utilizzare sempre semi sani

Oidio

Descrizione dei danni: l’oidio, noto anche come “mal bianco”, è una delle più comuni malattie fungine, facilmente riconoscibile per una muffa bianca feltrosa, molto simile al borotalco, che interessa gli organi verdi della pianta e, in modo particolare, foglie, fusti e boccioli. Le foglie colpite dal fungo all’inizio della loro differenziazione rimangono atrofizzate, sviluppandosi in forma contorta e risultando ricoperte da uno strato polverulento biancastro. Quelle colpite in uno stadio più avanzato assumono una forma lanceolata, con margini irregolarmente frastagliati e la solita patina bianco-giallastra. Quelle colpite alla maturità hanno solo delle zone clorotiche con scarsa presenza del velo biancastro. Anche i germogli vengono avvolti dal feltro bianco che rimane evidente quando giungono a maturazione e ne ostacola lo sviluppo.

Specie minacciata: tra le specie più frequentemente attaccate dal mal bianco ci sono cetrioli, cicorie, lattuga, piselli, prezzemolo, zucchine, bietola, fragol

Difesa: per combattere questa malattia, difficile da sconfiggere, sono utili lo zolfo ventilato (in alternativa è possibile irrorare le piante con zolfo bagnabile), il decotto di equiseto con silicato di sodio e la soluzione idrolcolica di propoli e sulfar. Vanno inoltre eliminate le parti colpite.

Prevenzione: è sempre consigliabile scegliere varietà resistenti, seminare non troppo fitto, arieggiare le serre, evitare concimazioni troppo azotate e l’utilizzo di letame o compost maturo

Oziorrinco

Descrizione dei danni: si tratta di un coleottero che agisce prevalentemente di notte, provocando danni anche rilevanti alle coltivazioni. Le femmine depongono le uova a poca profondità nel terreno e da queste nascono larve che rimangono a lungo nel suolo e si cibano delle radici e del colletto delle piante. Gli adulti, di forma ovale e colore nero con elitre rugose punteggiate di nero-giallo, rimangono nascosti durante il giorno e di sera si arrampicano sui fusti delle giovani piante per nutrirsi delle foglie più tenere e dei germogli. I danni dovuti all’azione dell’oziorrinco sono facilmente riconoscibili per la presenza sulle foglie di caratteristiche erosioni a forma di mezzaluna.

Specie minacciata: tra le specie ortive attacca soprattutto le fragole.

Difesa: l’oziorrinco si nasconde all’interno dello stelo delle piante ed è molto difficile sconfiggerlo. Può essere utile utilizzare soluzione acquosa di neem, liquidi contenenti nematodi che attaccano le larve oppure funghi entomoparassiti. Se la porzione di terreno sul quale è presente non ha dimensioni eccessive è possibile raccogliere a mano adulti e larve

Prevenzione: le misure preventive consistono nell’impedire agli adulti di raggiungere le foglie delle piante. Per ottenere questo è possibile utilizzare strisce vischiose su cui l’oziorrinco resta attaccato oppure strisce lisce che non consentano all’animale di aderire alla superficie

Peronospora

Descrizione dei danni: malattia fungina che colpisce prevalentemente le foglie causando caratteristiche aree rotondeggianti a bordo irregolare sulla pagina superiore (le cosiddette “macchie d’olio”), in corrispondenza delle quali sulla pagina inferiore si sviluppa una tipica muffetta grigio-violacea. Nel punto in cui si trovano le lesioni sulle foglie si verifica il ripiegamento che porta al disseccamento della parte apicale delle stesse. Se l’infezione non viene tempestivamente bloccata può diffondersi ai frutti con la comparsa di macchie brune che interessano gran parte della superficie.

La malattia è molto dannosa sul pomodoro perché i frutti non riescono a maturare e marciscono. La peronospora necessita di umidità persistente ed è abbastanza frequente in primavera ed estate.

Specie minacciata: tra le principali piante colpite, carote, cavoli, cicorie e radicchi, lattuga, spinaci, cipolle, bietole, cetrioli, patate, pomodori, peperoni, melanzane, meloni. Raramente colpisce l’anguria

Difesa: la lotta diretta si basa soprattutto sull’eliminazione delle parti infette, trattamenti con ossicloruro di rame o poltiglia bordolese e praparati a base di soluzione idroalcolica di propoli e sulfar.

Prevenzione: si previene con corrette rotazioni, evitando ristagni d’acqua e scegliendo varietà resistenti. Si consiglia inoltre di non piantare o seminare troppo fitto. Può essere utile trattare le piante con infuso di equiseto o macerato d’ortica

Ragnetto rosso

Descrizione dei danni: Il Panonychus ulmi, più noto come ragnetto rosso (originariamente è trasparente, solo da adulto assume questa colorazione), colpisce sia alberi da frutto sia ortaggi, nascondendosi sulla pagina inferiore delle foglie per succhiarne la linfa. Gli organi vegetali più frequentemente interessati dall’attacco sono le foglie, ma il danno può interessare anche le gemme appena schiuse con conseguente emissione di foglie deformi. Le foglie colpite presentano un’estesa punteggiatura biancastra, con il conseguente ingiallimento e, nel caso di attacchi tardivi, può verificarsi la caduta precoce. In generale i sintomi legati all’attacco di ragnetto rosso sono la riduzione dell’attività fotosintetica, l’ingiallimento delle foglie e, nei casi più gravi, la completa defogliazione della pianta.

Specie minacciata: attacca soprattutto pomodori, peperoni, carote, melanzane, fagioli.

Difesa: la lotta diretta consiste nel distruggere le piante attaccate, bagnare le piante con getti d’acqua a pressione elevata per staccare gli acari, utilizzare trattamenti a base di acqua saponata o macerato d’ortica arricchito con bentonite e, solo in caso di forte attacco, trattare le piante con piretro o rotenone.

Si contrasta anche immettendo nell’ambiente l’acaro antagonista Phytoseiulus persimilis

Prevenzione: come difesa preventiva contro il ragnetto rosso è consigliabile limitare l’apporto di azoto e utilizzare trattamenti a base di litotamnio e farina di rocce

Ruggini

Descrizione dei danni: malattia fungina che si presenta con pustole e macchie color ruggine presenti sulla pagina inferiore delle foglie, in corrispondenza delle quali sulla pagina superiore compaiono macchie giallastre che si estendono a tutta la lamina fogliare, che poi ingiallisce, secca e cade. Attacca prevalentemente in primavera e autunno. Si tratta di una malattia molto dannosa per alcune specie ortive, come l’asparago. Per questo ortaggio il fungo responsabile è la Puccinia asparagi che in primavera attacca i turioni causando piccole macchie ovali giallo-arancio che si diffondono su fusti, rami e foglie e caratteristiche pustole brunastre dalle quali fuoriesce una polvere rossiccia. In seguito a questi attacchi, la parte aerea dissecca e la produzione si riduce sensibilmente anche l’annata seguente.

Specie minacciata: asparagi, carote, fagioli, fave, piselli, sedani, cipolle, prezzemolo, ribes.

Difesa: la lotta diretta contro le ruggini consiste nella distruzione delle piante colpite e nell’utilizzo di decotto di equiseto, poltiglia bordolese o fungicidi specifici.

Prevenzione la difesa preventiva consiste in corrette rotazioni, impiego di varietà resistenti, pacciamature del terreno intorno alle piante, semine non troppo fitte, trattamenti con polvere di roccia. Per quanto riguarda l’asparago, l’azione preventiva prevede l’eliminazione in primavera di eventuali piante di asparago selvatico situate nelle vicinanze della coltivazione. In autunno si distruggono col fuoco gli steli dopo averli falciati.

Sclerotinia

Descrizione dei danni: il fungo responsabile di questa malattia causa su radici, bulbi, tuberi e fusti marciumi nei quali si formano corpi nerastri; sulla parte aerea della pianta determina invece la formazione di muffa grigia. Colpisce spesso le carote dove si manifesta con marciumi sulle foglie più esterne, che ingialliscono e si adagiano sul terreno, mentre sullae radici causa marcescenze che, favorite dall’umidità, si ricoprono spesso di una muffetta feltrosa biancastra. Nei casi più gravi la commerciabilità delle carote viene compromessa. La sclerotinia colpisce anche le composite facendo marcire le foglie più esterne: in caso di attacco gravi l’intero cespo può ingiallire e staccarsi dalla radice. Il fungo può resistere nel terreno anche per anni e la sua diffusione è favorita da umidità e temperature elevate, oltre a un’eccessiva presenza di sostanza organica nel terreno.

Specie minacciata: la sclerotinia attacca prevalentemente aglio, lattuga, indivia, carciofi, carote, sedani e finocchi.

Difesa: occorre distruggere bulbi e tuberi infetti e trattare con prodotti specifici, tra cui poltiglia bordolese e ossicloruro di rame.

Si possono utilizzare anche funghi antagonisti (Trichoderma hartianum e T. viride).

Prevenzione: la sclerotinia si combatte con corrette rotazioni, evitando ristagni idrici, arieggiando le serre, solarizzando le colture, evitando il contatto delle foglie con il terreno, usando trattamenti con decotto di equiseto, spolverando polvere di roccia o litotamnio nelle buche di trapianto

Septoriosi

Descrizione dei danni: la septoriosi è provocata da un fungo che passa l’inverno sui residui di piante infette e sui semi, per poi propagarsi alle piante durante la stagione vegetativa. L’infezione è favorita da condizioni di tempo umido ed è riconoscibile dalla presenza di macchie o tacche necrotiche circondate da un alone clorotico, dai ritardi di crescita e dallo sviluppo ridotto dell’esemplare colpito.

L’evoluzione della malattia determina la distruzione totale dei vasi linfatici e, di conseguenza, la morte della parte di pianta che si trova al di sopra della zona attaccata. Nel sedano, frequentemente colpito da septoriosi, appaiono anche lesioni brune sui piccioli.

Specie minacciata: attacca in prevalenza cetrioli, pomodori, sedani, zucche, zucchine.

Difesa: la lotta diretta prevede l’eliminazione delle piante colpite e trattamenti a base di poltiglia bordolese da somministrare alla comparsa dei primi sintomi della malattia

Prevenzione: è consigliabile utilizzare varietà resistenti, escludere la ripetizione della coltura sullo stesso terreno prima di 2-3 anni ed evitare l’utilizzo di acqua fredda per irrigare. Nel caso del sedano è opportuno impiegare semi di 2 anni, conciare i semi mediante bagno in acqua calda a 50°C per 25 minuti o a 47,5°C per 30 minuti, non ripetere la coltura di sedano o di altre ombrellifere prima di 2-3 anni sullo stesso appezzamento; utilizzare varietà resistenti come Verde di Perpignano, Costellation, Lentissimo da forzare ecc

Ticchiolatura

Descrizione dei danni: si tratta di una grave malattia originata da vari ceppi fungini e si manifesta soprattutto quando il clima è mite e le foglie restano bagnate per lunghi periodi di tempo. Il periodo d’incubazione è variabile e la malattia si manifesta con fenditure e macchie rotondeggianti di colore brunastro sulla pagina superiore delle foglie, alle quali corrisponde sulla pagina superiore una muffetta grigiastra.

Le foglie infette tendono a cadere e, se il fungo non viene rapidamente neutralizzato, si estende anche alle foglie giovani, bloccandone la crescita, e ai frutti, che manifestano macchie scure, profonde fenditure e marcescenza. Un attacco grave può avere ripercussioni anche sulle annate successive.

Specie minacciata: tra le specie più frequentemente colpite da ticchiolatura ci sono sedani, cetrioli, meloni, prezzemolo.

Difesa: la difesa diretta prevede la distruzione delle parti infette e l’utilizzo di trattamenti a base di ossicloruro di rame e calcio oppure poltiglia bordolese all’1%

Prevenzione: come misura preventiva generale è consigliabile scegliere varietà resistenti. Per il sedano si consiglia di utilizzare seme non più giovane di 2 anni, conciare i semi con bagno in acqua calda a 50°C per 25 minuti e non ripetere la coltivazione di sedano nella stessa parcella per almeno 4 anni

Tortrici

Descrizione dei danni: le tortrici sono piccole farfalle, i cui bruchi, di colore verde chiaro, possono divorare gli apici, rosicchiare foglie o petali, avvolgerli e unirli assieme con un sottile filo sericeo per ricavarvi un rifugio. Agiscono prevalentemente di notte e attaccano fiori, alberi da frutto e specie ortive. Molto dannosa è la tortrice che attacca i piselli: questo parassita depone le uova all’interno dei baccelli e le larve, una volta nate, perforano il seme svuotandolo. Tra i tortricidi va ricordato un altro parassita, la tignola del porro che attacca da aprile a luglio le giovani piantine di aglio, cipolla e porro: è una piccola farfalla grigio chiara che depone le uova sulla pagina inferiore delle prime foglie e sullo stelo. Le larve rodono le foglie interne scavando gallerie e determinando in casi gravi la morte dell’intero bulbo.

Specie minacciata: tra le specie maggiormente attaccate dalle tortrici ci sono fagioli, piselli e carote. La tignola delle liliacee attacca aglio, cipolla e porro.

Difesa: la lotta diretta si effettua eliminando a mano le larve e utilizzando trattamenti a base di calcare d’alghe. Può essere utile anche ricorrere a zappature invernali che espongono le crisalidi alla voracità degli uccelli. Solamente in caso di attacchi gravi, usare piretro

Prevenzione: è bene evitare di seminare durante lo farfallamento e consociare con calendula, senape e pomodoro. Risulta utile inoltre bagnare le piante con infuso di equiseto. Contro la tignola del porro, si può usare il Bacillus thuringiensis

Virosi

Descrizione dei danni: si tratta di malattie assai pericolose trasmesse da virus, le cui infezioni vengono propagate attraverso afidi, nematodi o ferite causate nel corso delle lavorazioni. Le malattie da virus si manifestano con caratteristiche aree scolorite, note con il nome di mosaici, ma anche con altre sintomatologie, come avvizzimenti, apici ricurvi, nanismo ecc. Una tra le più diffuse virosi è il mosaico del cetriolo: le foglie della pianta presentano macchioline gialle con bollosità, che interessano l’intero lembo fogliare; l’aspetto delle foglie risulta irregolare e spesso la pianta che ha subito l’attacco si presenta poco sviluppata e con scarsa capacità produttiva. I frutti, raggiunta la maturità, sono deformi. Dannosa è anche la virosi che colpisce il pomodoro: le foglie completamente sviluppate presentano sulla lamina aree maculate di colore giallo, con distorsioni localizzate, e presenza di accartocciamenti e deformità fra le nervature; i pochi frutti che riescono ad accrescersi, hanno l’epidermide rugosa e solcata da lunghe aree necrotiche.

Specie minacciata: le virosi colpiscono in prevalenza cetrioli, zucchine, meloni, pomodori, peperoni, fagioli, lattuga, patate.

Difesa: la lotta diretta si basa soprattutto sulla soppressione dei parassiti vettori (in particolare afidi e nematodi) e sulla distruzione delle parti colpite.

Prevenzione: la difesa si basa sull’utilizzo di attrezzi da lavoro puliti, sull’impiego di piantine e sementi resistenti e sulla protezione delle piante dai parassiti vettori

Fonte “L’orto” Giunti editore

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