Vespe e calabroni, come difendersi


Ogni anno più di 5 milioni di italiani vengono punti da api, vespe o calabroni.

Nella maggior parte dei casi questi incidenti provocano soltanto gonfiore e arrossamento, ma si stima che una percentuale compresa tra 1 e 8 su 100 sviluppi una reazione allergica.

In questo caso i sintomi sviluppati possono essere molto più seri, fino a giungere alla perdita di coscienza e allo shock anafilattico.
 
Fra gli imenotteri si possono annoverare oltre 100.000 specie di insetti. I più noti e comuni sono le api, le vespe e i calabroni, che rappresentano anche i più pericolosi dal punto di vista allergologico. 

L’ape ha di solito il corpo più tozzo: risulta poco evidente la separazione tra torace e addome, nero con strisce giallastre e ricoperto di peluria.

Non è aggressiva, a meno che non s’interferisca con i suoi “corridoi di volo” – ossia i tragitti dall’alveare alla fonte di cibo – o non si senta direttamente minacciata.

Se punge è destinata a morire, perché l’aculeo rimane infisso nel tessuto colpito. 

Le vespe hanno un corpo giallo e nero a strisce e possono pungere più volte di seguito.

Se ne distinguono due tipi: La vespa-giallone ha un corpo caratterizzato da un addome che termina verso il torace in modo piuttosto squadrato. Tra gli imenotteri, è probabilmente la specie più aggressiva.

La vespa-Polistes possiede un corpo più sottile, privo di peluria e con la parte anteriore dell’addome affusolata. Si sta diffondendo in Italia la vespa “velutina”, predatore delle api.

Quest’insetto può essere confusa con il calabrone ma è più piccola, di colore prevalentemente nero, con le zampe di due colori (nero e giallo) e le antenne nere.

Il calabrone è facilmente riconoscibile dalle altre vespe per le grosse dimensioni (la femmina può raggiungere i 3,5 centimetri di lunghezza) e per il caratteristico addome striato di giallo tendente all’arancio. La sua puntura è estremamente dolorosa, simile a una pugnalata. È piuttosto aggressivo. 
 
Nei soggetti allergici, le punture degli imenotteri possono provocare reazioni indesiderate, da lievi a molto gravi. Si distinguono tre forme: locali, locali estese e sistemiche.

Le prime si manifestano con lieve rossore o lieve gonfiore e sono dovute alle sostanze tossiche contenute nel veleno.

Le reazioni locali estese interessano dal 2,4% al 26% delle persone allergiche e si manifestano con arrossamento e gonfiore in sede di puntura, il cui diametro supera i 10 cm.

In questo caso i sintomi durano più di 24 ore. Le reazioni allergiche sistemiche colpiscono dall’1% all’8,9% degli allergici e solitamente insorgono entro mezz’ora dalla puntura.

Possono manifestarsi con diversi sintomi, quali: orticaria, prurito diffuso, malessere, gonfiore, vertigini, nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, mancanza del respiro, stordimento, confusione mentale, abbassamento della pressione sanguigna, perdita di coscienza e shock anafilattico.
 

Se compaiono rossore e gonfiore in una zona di circa 2-3 cm di diametro, si tratta di una reazione perfettamente normale, dovuta al veleno iniettato dall’insetto.

In questo caso si può applicare ghiaccio ed eventualmente una pomata al cortisone. Se è rimasto un pungiglione nella pelle, si dovrebbe notare a occhio nudo un puntino nero al centro della parte colpita.

Occorre estrarlo con attenzione, per evitare che il sacco velenifero che gli è attaccato continui a iniettare altro veleno.

Bisogna quindi evitare di afferrarlo con le dita, piuttosto usare un’unghia, una limetta o anche un bancomat per sollevare il pungiglione gradualmente dal basso.

Tutte le persone che, dopo una puntura, manifestano nel giro di pochi minuti uno o più sintomi sistemici (come orticaria, vertigini, difficoltà di respiro), oppure una presentano una reazione locale molto estesa (maggiore di 10 cm di diametro) della durata di almeno 24 ore, devono rivolgersi alla specialista allergologo per ottenere una diagnosi e una terapia appropriata.

Se necessario, lo specialista prescriverà la terapia antistaminica, cortisonica, l’adrenalina autoiniettabile e/o l’immunoterapia specifica. 

Le persone che sono conosapevoli di essere allergiche devono portare con sé i farmaci di emergenza (antistaminico, cortisone e, nei casi di reazioni più gravi, anche autoiniettore di adrenalina) e imparare a usarli nel modo corretto.

Quando vengono punte devono assumere i farmaci e, in ogni caso, farsi portare al più vicino pronto soccorso o chiamare il 118. 
 

Osservare alcune semplici regole potrebbe mettere al riparo dal rischio di essere punti da api, vespe e calabroni:
– non camminare mai senza scarpe, soprattutto sull’erba;
– non indossare abiti ampi, con colori vivaci e disegni floreali;
– in campagna evitare profumi o cosmetici profumati;
– stare alla larga da giardini fioriti, alberi da frutta, tronchi o rami di alberi caduti in terra (spesso i vespidi fabbricano i loro nidi in questi posti);
– tenersi lontano da alveari, soprattutto in caso di cattivo tempo;
– indossare guanti e cappello per andare in bicicletta o in moto.

Controllare l’automobile prima di entrare e tenere i finestrini chiusi durante il viaggio;
– non compiere movimenti bruschi quando si avvicinano api o vespe;
– fare attenzione mentre si pratica l’attività sportiva, perché il sudore attira gli insetti pungitori.

Affidare a personale specializzato la bonifica di eventuali alveari o nidi presenti in casa o nelle vicinanze.

                         Calabrone

Tenere le finestre chiuse o inserire le zanzariere;
– gli alimenti attraggono le vespe, per cui occorre evitare di cucinare o consumare cibi all’aperto.

Conservare i rifiuti ben chiusi ed evitare le aree adibite alla loro raccolta; inoltre, occorre tenere le pattumiere sempre ben pulite e regolarmente irrorate con un insetticida.

Gli insetti adorano il profumo del cibo, coprire quindi il cibo e fare attenzione alle bibite in lattina una volta aperte, per la possibilità che un’ape o una vespa vi siano entrate.

Fonte internet

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