Una gita a….Sermoneta, benvenuti nel Medioevo


L’inizio dell’autunno è un momento ideale per ricominciare ad “andar per borghi”, il clima perfetto e lo spettacolo della vegetazione, dopo l’arsura estiva, rendono piacevolissime le passeggiate, e, se il posto da visitare è anche vicino a casa,  uscire diventa irresistibile.

Attorniata da uliveti secolari, Sermoneta si adagia su una collina dei Monti Lepini, a balcone sull’Agro Pontino.

 

 

Le origini del sito sono remote ed imprecisate, forse rintracciabili dell’antichissima città volsco-romana diSulmo.

 

 

Le fonti storiche sono però scarse ed è piuttosto il Medioevo a conformare tutt’oggi l’aspetto del borgo, uno dei più suggestivi e meglio conservati del Lazio, grazie ad un’attenta e lungimirante gestione urbanistica.

A differenza di tanti altri centri storici, difatti, nel Dopoguerra Sermoneta non venne deturpata da espansioni moderne, ed oggi possiamo ammirarla pressoché inalterata rispetto al XVI secolo, apice del suo sviluppo.

Ma fu proprio il Cinquecento a segnare la fine dell’epoca di splendore di Sermoneta, che rimase a lungo feudo dei Caetani, potente casato della“Marittima”, toponimo con cui allora si indicava il territorio pontino. Già signori di Ninfa, i Caetani arricchirono Sermoneta di chiese e palazzi, munendola peraltro di una cinta muraria e di un poderoso castello.

Il Castello Caetani, che domina solennemente l’abitato, costituisce senz’altro il monumento più celebre di Sermoneta. La visita è davvero irrinunciabile ed emozionante: nelle sue stanze affrescate e ricche di arredi d’epoca, si può rivivere in pieno l’atmosfera magica di un maniero dell’Età di Mezzo tra i più integri in Italia, magari immaginando le gesta di Lucrezia Borgia, che qui venne ospitata.

 

Passeggiando quindi tra le viuzze e le piazzette del borgo, che si aprono ad impressionanti scorci a valle, si incontrano edifici d’aspetto molto vario, ora nobile ora rustico, talvolta sede di ristoranti, botteghe d’artigianato e negozi di prodotti tipici locali (dall’olio alle olive, dai liquori ai rinomati biscotti).

Le case appaiono spesso adornate da vasi di ortensie e gerani o da rampicanti di gelsomino, bouganville e glicine, mentre inaspettati si aprono numerosi giardini pensili colmi di agrumeti. Fra i vicoli assolati, pigri gatti sembrano i padroni della scena.

Accade anche di scoprire deliziose chiesette medievali, come ad esempio la piccola Chiesa di San Michele Arcangelo (XI sec.), appartata in un minuscolo slargo ove svetta un’imponente palazzo turrito.

Ma in generale quel che colpisce è il fatto che l’intero tessuto urbano (ancora interamente racchiuso nella cinta muraria cinquecentesca, oggi divenuta un innovativo museo “en plein air”) si presenti, dalle case alla stessa pavimentazione, come un vero e proprio “mosaico” di pietra, realizzato rigorosamente con il bianco calcare lepino.

Scenario rappresentativo di tale peculiarità è sicuramente la stupenda Via delle Scalette, ripida scalinata che dal castello scende “aerea” al Belvedere, da cui la vista spazia sconfinata fino al mare, offrendo un quadro dettagliato del territorio dal Circeo ai Colli Albani: notevole appare purtroppo l’espansione edilizia dei centri della pianura, seppure meno disordinata che altrove.

Cuore del paese è  Piazza del Popolo, luogo prediletto per rilassarsi davanti ad una tazza di caffè, mentre poco più in là si innalzano le pittoresche arcate gotico-rinascimentali della Loggia dei Mercanti (XV sec.), uno dei simboli di Sermoneta. 

Nelle vicinanze è  il ghetto ebraico con la sua Sinagoga, bell’edificio tardo-duecentesco che testimonia la presenza di una cospicua comunità giudaica tra il XIII e il XVI secolo e conferma l’importanza di Sermoneta nel Basso Medioevo: è questo uno degli angoli più caratteristici del borgo, in un dedalo di vicoli angusti e a volte strettissimi; a pochi metri dalla Sinagoga è un curioso museo di presepi automatizzati. E sempre in tema di musei, da non perdere quello della ceramica, sul corso principale.

Si consiglia di visitare Sermoneta facendo attenzione ai dettagli. Sui gradini,sugli stipiti e sugli architravi delle abitazioni del borgo nonché sui sagrati di molte chiese si scorgono infatti in più punti graffiti che riportano un’iconografia misteriosa e di epoca probabilmente diversificata. Molte di queste incisioni (croci patenti, triplici cinte, ecc…), tuttavia, testimonierebbero una radicata presenza dei Cavalieri Templari nel corso del XIII secolo e del resto in tutta l’area lepina si trovano segni del loro passaggio.

A circa un chilometro dall’abitato si trova innanzitutto il Convento di San Francesco, che si raggiunge percorrendo la panoramica Via San Francesco.

Il complesso monastico, affiancato dal cimitero, nacque nel XII secolo come fortilizio dei Templari, i quali vi rimasero sino al 1312.

Dopo la soppressione dell’ordine subentrarono i cosiddetti “Fraticelli Francescani”, eremiti che osservavano un’interpretazione ortodossa della dottrina del “Poverello d’Assisi”, e che, com’è noto, trovarono rifugio anche a Bassiano, nella misteriosa Grotta di Selvascura. Presto, tuttavia, i fraticelli subirono feroci persecuzioni e lasciarono il cenobio, che nel 1495 fu donato da papa Alessandro VI ai frati Minori Osservanti. 

Pochi sanno infatti che Sermoneta ed il suo territorio custodiscono le tracce maggiori non soltanto della presenza dei Templari nel Lazio  ma anche della loro complessa dottrina misteriosofica.

Ne sarebbero espressione i numerosi simboli riscontrabili nei suoi più importanti edifici sacri, quasi sempre caratterizzati da un’evidente impronta cistercense: ordine, questo, notoriamente legato ai misteriosi monaci-cavalieri.

Tra i segni più interessanti vanno annoverati almeno la “Triplice Cinta Druidica” e il celebre “Sator”. Laprima si trova incisa un po’ ovunque nel paese e soprattutto sulle chiese di San Michele Arcangelo e dell’Annunziata e sulla Cattedrale di Santa Maria Assunta; il secondo si ammira graffito (assieme ancora alla Triplice Cinta) nel chiostro dell’Abbazia di Valvisciolo, nei sotterranei dell’abbazia si troverebbe  il favoloso tesoro dei Templari (che qui sarebbe stato nascosto dai monaci-cavalieri alla fine del 1308, in seguito ai primi arresti in Francia da parte di Filippo il Bello).

Ma le sorprese di Sermoneta non finiscono qui.

Sulla strada per Bassiano si trova un altro monumento prestigioso: l’Abbazia di Valvisciolo.

Eretta nel Trecento dai monaci cistercensi in uno stile gotico di derivazione francese, conserva un suggestivo chiostro e anch’essa serberebbe segni evidenti della preesistenza dei Templari in questa località: una vecchia leggenda sostiene addirittura che vi si celi il loro fantastico tesoro.

Più avanti si può raggiungere anche la magnifica “città fantasma” di Ninfa, col suo giardino all’inglese, altro luogo di straordinaria suggestione che vale di per sé un viaggio.

 

        

Arte, natura, storia e folklore, dunque, in una cittadina che ha saputo non soltanto difendere le proprie radici ma anche e soprattutto valorizzarle in chiave turistica, come dimostra il riconoscimento della “bandiera arancione”, prestigioso “marchio di qualità” per l’entroterra italiano assegnatole del Touring Club Italiano.

Sermoneta offre inoltre un calendario di eventi ricco ed stimolante: dal Maggio Sermonetano al Palio della Madonna della Vittoria (rievocazione della vittoria nella Battaglia di Lepanto, cui partecipò Onorato IV Caetani) e all’ormai noto Festival Pontino di Musica, che vede intervenire artisti di fama mondiale.

Sito Web: www.comunedisermoneta.it