La vita è facile ad occhi chiusi


In questi giorni di “”quarantena” ho avuto modo di vedere o rivedere molti film, in particolare ho guardato con piacere ” La vita è facile ad occhi chiusi”, un film del 2013, lieve ma allo stesso tempo interessante per gli argomenti che affronta, molto ben girarato dal regista e scrittore madrileno David Trueba, che ha avuto numerosi riconoscimenti.

Il film è ambientato nella Spagna franchista del 1966, un professore d’inglese che si serve delle canzoni dei Beatles in classe si mette in viaggio in auto per andare a cercare John Lennon che, dicono, sta girando un film in Almeria.

Dà un passaggio a un ragazzino scappato di casa e da un padre poliziotto e a una fanciulla incinta in fuga da un istituto dove l’hanno rinchiusa.

Tra i tre s’instaura un legame che cambierà la vita a tutti. Ispirato alla storia vera del prof. Juan Carrión che incontrò davvero John Lennon durante le riprese di Come vinsi la guerra , è un piccolo film sulla solitudine, sulla ricerca della libertà (metafora anche della ribellione alla dittatura di Franco) e della lotta per ottenerla.

In sostanza è un film sulla libertà, anche se è difficile dire cosa sia la libertà.

Forse come cantava Gaber “la libertà è partecipazione” ed è questo in fondo il prezioso insegnamento che il professor Antonio sembra voler lasciare ai suoi giovani compagni di viaggio.

Un invito gentile e deciso a partecipare alla vita, aprire gli occhi per guardare in faccia la nostra condizione e fare i conti ognuno con la propria dignità.

Insegnamenti forse scontati ma pur sempre validi e a maggior ragione coraggiosi se suggeriti nella Spagna franchista degli anni Sessanta; ancora di più se la strada deputata all’apprendimento è la musica nuova ed anticonformista dei Beatles.

D’altronde anche le lezioni più semplici bisogna saperle insegnare, così come al cinema queste storie piccole dal grande respiro bisogna saperle raccontate. 

E ci riesce egregiamente il regista spagnolo vincitore in patria di 6 premi Goya – ispirato alla vera vicenda del professore d’inglese Juan Carrión, recatosi nel 1966 ad Almería per conoscere John Lennon, impegnato nelle riprese del film Come ho vinto la guerra

Nell’interpretazione di uno straordinario Javier Cámara, il professor Antonio rappresenta dunque la modernità che entra nella classe dei bambini a cui insegna inglese attraverso i testi delle canzoni del quartetto di Liverpool, ascoltate su Radio Luxembourg e meticolosamente trascritte ad orecchio, seppur incomplete di alcuni passaggi rimasti incompresi.

Ma Antonio quei vuoti vuole riempirli e ciò lo spinge a partire per conoscere il suo idolo, raccontargli la sua missione e farsi completare i testi, che secondo le cronache i Fab Four da quel momento in poi cominciarono ad allegare ai loro dischi.

Con un’elegante delicatezza e leggerezza Trueba ritrae una sorta d’eroe romantico dai tratti buffi, trattato con quella giusta profondità che lo investe al tempo stesso di un significato più alto: una ventata d’aria fresca e una piccola speranza per quella gioventù schiacciata dall’ottusa rigidità della dittatura.

Così infatti i destini in fuga di Juanjo e Belén, durante quel viaggio della speranza, si intrecciano a quello di Antonio, che, seguendo fedelmente l’esempio dell’Help! beatlesiano, accoglie e ascolta la richiesta d’aiuto lanciata silenziosamente dai due giovani.

La musica diviene strumento efficace di confronto, conoscenza e crescita personale e l’attitudine all’ascolto si sposta dalla musica alla vita divenendone regola fondamentale.

Trueba gioca dunque con il valore pedagogico e formativo di quest’arte – innovativo all’epoca ma tutt’altro che riconosciuto oggi – e riesce ad evitarne l’appiattimento banale anche attraverso una riuscita ed equilibrata composizione formale.

Le splendide melodie di Pat Metheny e Charlie Haden riflettono tutta la luce e il calore dei paesaggi andalusi, creando un’atmosfera leggera e sospesa che lascia però intravedere il peso della storia, ma anche il sogno di poterla cambiare, leggendo in quel “living is easy with eyes closed” che apre Strawberry Fields Forever, un appello a reagire e prendere parte.

Ve lo consiglio, buona visione,

Vincenzo