Storie di cacca…


Ammettiamolo: se c’è una cosa a cui proprio non diamo valore sono… le feci.

E non a caso nel linguaggio parlato diventano spesso metafora di cose o persone di nessun valore.

Siccome anche le feci non sfuggono al postulato di Lavoisier, secondo cui in natura nulla si crea, né si distrugge, ma si trasforma, può capitare che, dopo la… trasformazione, si prendano la loro bella rivincita: feci umane e (ancor più spesso) “rifiuti intestinali” di animali arrivano a essere considerati persino più preziosi dell’oro.

Un caso eclatante è quello dell’ambra grigia, ingrediente alla base di tanti profumi pregiati, a cominciare dal celeberrimo Chanel No. 5: altro non è che bile di balena, una sostanza cerosa che si attacca alle pareti intestinali dei capodogli, utile probabilmente per imprigionare e rendere digeribili oggetti che altrimenti risulterebbero irritanti, come i becchi di calamari.

La bile di balena può essere espulsa, oltre che attraverso le feci, anche attraverso il vomito e, di rado, lo sperma. Una volta espulsa comincia a indurirsi e a galleggiare fino a raggiungere le spiagge dei Paesi che si affacciano sull’Oceano Indiano (India occidentale e alcuni Paesi dell’Africa Orientale) sospinta dalle correnti.

Nella sua forma più pura l’ambra grigia ha un odore fecale non piacevolissimo; tuttavia, col tempo, al sole, sprigiona un profumo più dolce. A proposito: la capacità di “fissare” gli odori la rende a maggior ragione utile in profumeria. Non è facile da trovare, dato che spesso si confonde con le pietre sulla riva; il suo prezzo di vendita può raggiungere migliaia di dollari per oncia (un oncia è pari a circa 28 grammi). Nel 2016 un sasso di ambra grigia è stato valutato più di 60 mila euro.

Ambra grigia

An Yashi, un esperto di fauna selvatica e docente all’Università di Sinchuan (Cina), nel 2011 ha inventato una miscela speciale di tè verde, fertilizzato dagli escrementi di panda. Il suo tè, un prodotto più unico che raro è stato a suo tempo valutato la bellezza di 60 mila euro al chilo.

Il motivo? Gli escrementi dei panda sono pieni di vitamine e minerali per via della loro dieta ricca di bambù.

Intervistato dal quotidiano australiano ABC, lo studioso ha spiegato che “I panda hanno un sistema digestivo molto povero e assorbono solo il 30 percento di ciò che mangiano.

Questo significa che i loro escrementi sono ricchi di fibre e sostanze nutritive”. Secondo Yashi, quei nutrienti importanti finiscono nel tè attraverso il processo di fertilizzazione delle piante.

E, sempre secondo lo studioso, come il tè verde anche il bambù conterrebbe elementi anti-cancro.

Tè di Panda

 

Non solo il tè, ma anche il caffè può essere impreziosito dal contatto con le feci di un animale.

È il caso del piccolo luwak, uno zibetto che vive nel sud-est asiatico dove si nutre dei migliori chicchi di caffè che trova nelle locali coltivazioni.

Una volta ingurgitati dall’animale, i chicchi passano attraverso il suo tubo digerente, vengono fermentati dagli acidi del suo stomaco e dagli enzimi, ma non digeriti del tutto, visto che vengono espulsi interi.

In questo processo però perdono il loro retrogusto amaro e si evolvono nel gusto “cioccolatoso” tipico del kopi luwak, il caffè di zibetto (questo il nome della bevanda popolare in Indonesia e nelle Filippine ) per il quale c’è chi è disposto a pagare fino a 15 euro per tazzina (pari a un prezzo al chilo da 500 euro).

C’è però, in questa faccenda, un risvolto non proprio piacevole. Riguarda le pessime condizioni nelle quali i zibetti sarebbero tenuti negli allevamenti, in piccole gabbie in batteria e forzati a mangiare bacche di caffè, con un tasso di mortalità molto elevato.

Caffè di Luwak(Zibetto)

Qualcosa di analogo accade in Brasile dove l’uccello Jacu assaggia i gustosi chicchi di caffè arabica brasiliani e poi delicatamente li espelle sotto gli alberi del caffè: i coltivatori li raccolgono, li lavano (si spera!) per poi asciugarli e arrostirli come accade coi chicchi di caffè “normali”.

Gli escrementi di Jacu sono molto richiesti per il loro aroma delizioso: un sacco da 60 kg del suo caffè può infatti arrivare a costare più di 3.000 dollari.

Caffè di Jacu

Anche le feci umane potrebbero riservare qualche preziosa sopresa.

Nel 2015 uno studio condotto da Paul Westerhoff presso l’Arizona State University ha infatti individuato oltre 50 metalli in campioni biologici prelevati da 94 impianti di trattamento delle acque reflue negli Stati Uniti. Nella maggior parte dei casi i campioni risultavano arricchiti da metalli preziosi, come argento, oro e platino.

Estrapolando i dati, gli autori dello studio hanno scoperto che le deiezioni prodotte ogni anno da un milione di americani potevano contenere fino a 13 milioni di dollari di metalli.

Non è del tutto chiaro come questi metalli preziosi finiscano nelle nostre feci: tra i possibili indiziati ci sono i prodotti per capelli, i cosmetici e i detergenti.

Ma anche ciò che mangiamo potrebbe giocare un ruolo. Estrarre oro dalla cacca per la scienza potrebbe essere una delle scommesse del futuro.

Fonte Focus