Non sempre è roba da bambini


IL GIOCO DEI SE

carnevalerodari

Se comandasse Arlecchino il cielo sai come lo vuole?

A toppe di cento colori cucite con un raggio di sole.

Se Gianduia diventasse ministro dello Stato,

farebbe le case di zucchero con le porte di cioccolato.

Se comandasse Pulcinella la legge sarebbe questa: 

a chi ha brutti pensieri sia data una nuova testa.

 

FILASTROCCA IMPERTINENTE

Filastrocca impertinente, chi sta zitto non dice niente;

chi sta fermo non cammina;

chi va lontano non s’avvicina;

chi si siede non sta ritto;

chi va storto non va dritto;

e chi non parte, in verità, in nessun posto arriverà.
 

DOPO LA PIOGGIA

Dopo la pioggia viene il sereno, brilla in cielo l'arcobaleno:
è come un ponte imbandierato e il sole vi passa, festeggiato.

È bello guardare a naso in su le sue bandiere rosse e blu.
Però lo si vede – questo è il male – soltanto dopo il temporale.
Non sarebbe più conveniente il temporale non farlo per niente?

Un arcobaleno senza tempesta, questa sì che sarebbe una festa.

Sarebbe una festa per tutta la terra fare la pace prima della guerra.

DON CHISCIOTTE

O caro Don Chisciotte, o Cavaliere dalla Triste Figura
girasti il mondo in cerca d'avventura, con Ronzinante e Sancio il tuo scudiere, pronto a combattere senza paura
per ogni causa pura.
Maghi e stregoni ti facevano guerra, e le pale incantate dei mulini
ti gettavano a terra;
ma tu, con le ossa rotte, nobile Don Chisciotte,
in sella rimontavi e, lancia in resta, tornavi a farti rompere la testa.

In cuore abbiamo tutti un Cavaliere pieno di coraggio,
pronto a rimettersi sempre in viaggio, e uno scudiero sonnolento,
che ha paura dei mulini a vento…

Ma se la causa è giusta, fammi un segno,
perché – magari con una spada di legno – andiamo,

Don Chisciotte, io son con te!

IL MAESTRO GIUSTO

C'era una volta un cane che non sapeva abbaiare.
andò da un lupo a farselo spiegare,

ma il lupo gli rispose con un tale ululato che lo fece scappare spaventato.

Andò da un gatto, andò da un cavallo, e – mi vergogno a dirlo – perfino da un pappagallo.

Imparò dalle rane a gracidare, dal bove a muggire,  dall'asino a ragliare,
dal topo a squittire, dalla pecora a fare «bè bè», dalle galline a fare »coccodè».

Imparò tante cose, però non era affatto soddisfatto e sempre si domandava (magari con un «qua qua»…):
– Che cos'è che non va? Qualcuno gli risponda, se lo sa. Forse era matto?
O forse non sapeva scegliere il maestro adatto?

 

L'ERRORE DI UN PULCINO

C'era una volta un pulcino che non sapeva di essere un pulcino.

Forse, – pensava, – sono un elefante, forse un pellicano.

Che ci sarebbe di strano?

Un asino non sono perché non raglio.

Se fossi un cane avrei il guinzaglio.

Non vado per mare, dunque non sono un ammiraglio .

Ma che sarà mai? Pozza, bella pozza, dimmelo tu, se lo sai.

E si specchiò.

Ma quel che vide molto lo indignò.

Un pulcino? Non è una cosa seria!

E zampettando l' acqua intorbidò per castigarla della sua cattiveria.

 

Tratto da "Filastrocche" di Gianno Rodari

 

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