Concimare la terra


In questo periodo in cui si intensificano i lavori di preparazione dell’orto per la nuova stagione, la concimazione riveste una importanza particolare.

Ripubblico volentieri questo articolo, arricchito di approfondimenti sulla concimazione.

Dopo anni di  uso indiscriminato di concimazione chimica, che si basava sulla restituzione quantitativa degli elementi nutritivi, principalmente azoto (N), fosforo (P) e potassio (K) , sottratti al terreno dalla coltura, ci si è accorti che, nonostante l’uso sempre più massiccio di prodotti chimici, il tasso di fertilità del suolo non aumentava, ma anzi diminuiva, allora si è dovuto ammettere che la concimazione di sintesi senza il tramite della sostanza organica umificata non può migliorare la fertilità del terreno.

Insomma: restituire sali minerali serve solo finché l’attività microbica del terreno è vivace, cioè fino a quando l’humus è sufficiente per “digerire” questi sali nutritivi per poi fornirli alle piante in forme ben più complesse.

LETAME: il re dei concimi

Il letame è un concime di origine organica, ossia è prodotto da organismi viventi. Esso è formato dalle deiezioni solide e liquide di alcuni animali da allevamento mescolate alla lettiera e lasciate fermentare per un periodo più o meno lungo.

Ne esistono vari tipi; tra i migliori vi è indubbiamente il letame equino, poco acquoso, ma, costoso e difficile da trovare sul mercato.

Il tradizionale letame bovino, la cui disponibilità è assai più elevata, ha comunque qualità più che sufficienti per garantire una buona concimazione organica.


TEORIA DEGLI APPORTI NELLE SOSTANZE NUTRITIVE

1. La sostanza organica si deposita sulla superficie del suolo (foglie, rametti ecc.) e penetra gradualmente in profondità con le piogge, dopo che è stata decomposta e trasformata in humus dagli organismi utili del terreno.

2. Le radici delle piante attingono dalla riserva fertile (humus) le sostanze necessarie per crescere e fruttificare.

3. L’humus inutilizzato costituisce una riserva ferile nel suolo. Legandosi con delle particelle di argilla forma un complesso che conferisce al terreno una struttura soffice, ottimale per la vita radicale.

Altri tipi di letame sono forniti da ovini, conigli, polli e suini.

Nell’orto si rivela molto utile il letame dei polli o pollina, mentre è scadente, perché acquoso e di scarsa qualità, quello suino.

Una buona concimazione letamica deve aggirarsi mediamente attorno ai 3-4 q di letame maturo per ogni 100 mq di superficie orticola.

La massa andrà distribuita sulla superficie del terreno in maniera regolare e subito interrata con un accurato lavoro di vangatura.

Tale operazione verrà effettuata con anticipo di qualche mese sulla semina degli ortaggi, in modo che il concime possa subire i necessari processi di decomposizione e integrazione al terreno.

Nel caso il letame venga acquistato, deve essere consegnato al massimo un giorno prima dell’uso.

Infatti, rimanendo esposto all’aria per troppo tempo, potrebbe perdere una parte dell’azoto ammoniacale, che è molto volatile.

Resti di paglia e legno triturato vengono aggiunti agli altri residui organici: nell’insieme daranno vita a un terriccio fertile, utile ad arricchire il suolo sia chimicamente che fisicamente.

Chiunque, disponendo di una piccola concimaia o di un angolo fuori mano in mezz’ombra, può portare a maturazione il letame.

Il cumulo andrà tenuto riparato dal sole e dal vento perché la massa in decomposizione non corra il pericolo di asciugarsi, e si troverà lontano dalle abitazioni per evitare gli sgradevoli odori del primo periodo di maturazione, quando il contenuto di ammoniaca è molto alto.

Si potrà distribuire il letame nell’orto solo quando sarà sufficientemente maturo, ossia non prima di almeno 5-6 mesi se il compostaggio è avvenuto nel periodo caldo dell’anno, ma anche dopo un anno se il ciclo di maturazione è stato avviato in inverno.

Una perfetta stagionatura rende scura, uniforme e leggermente profumata di terra di bosco la massa di letame, nella quale non deve essere più possibile distinguere la paglia della lettiera.

Omogenea e untuosa al tatto, deve anche avere la giusta umidità.

La perfetta maturazione contribuisce al degrado delle sostanze nocive contenute nel letame, per esempio prodotti chimici e antibiotici somministrati agli animali nelle stalle, evitando in questo modo di contaminare le colture e danneggiare l’attività dei batteri nella terra dell’orto.

Una buona maturazione, inoltre, riduce il pericolo dell’insorgenza di marciumi in alcuni ortaggi particolarmente sensibili e inibisce la germinazione dei semi contenuti nel letame fresco.

Oltre ad apportare sostanza organica, il letame contribuisce alla concimazione minerale con discrete quantità di elementi fertilizzanti.

In 10 q di letame ci sono in media 5 kg di azoto, 2-3 kg di fosforo e 5 kg di potassio utilizzabili dalle piante.

Per quanto non siano sufficienti a garantire il nutrimento delle colture, rappresentano comunque un apporto significativo e gratuito.

Il letame non si limita a fornire nel terreno sostanza organica e una enorme carica di flora microbica. Svolge anche un ruolo fondamentale nella conservazione delle proprietà fisiche e chimiche del terreno ed è un ottimo ammendante che migliora lo scheletro di quelli poco adatti alla coltivazione degli ortaggi.

Modifica vantaggiosamente la struttura dei terreni sabbiosi e argillosi e, grazie al suo pH debolmente acido, diminuisce l’alcalinità nei terreni calcarei.

In alternativa al letame è possibile utilizzare  il concime stallatico, che non è altro che letame essiccato e umificato per renderlo più ‘gestibile’.

Anche se a prima vista può sembrare un composto artificiale, il concime stallatico è a tutti gli effetti un concime naturale ottenuto dalle deiezioni di animali da allevamento ovini, bovini, equini e in alcuni casi avicoli.

È l’alternativa ai concimi chimici quando non si dispone di letame fresco al giusto grado di maturazione.

Nessuna pianta vivrebbe sui detriti di roccia (nonostante siano ricchi di elementi minerali) disgregati dagli agenti atmosferici, se tale substrato non fosse immediatamente colonizzato dai microrganismi inferiori che con la loro attività promuovono una serie complessa di fenomeni biochimici.

Le piante per crescere bene hanno infatti bisogno non solo di un clima adatto, ma di tutte quelle condizioni di vitalità del terreno attivate dalla microflora e microfauna; esse non sono che un anello dell’intero ciclo dei processi biologici che avvengono sopra e sotto il suolo, e come tali vanno considerate.

La concimazione chimica, ignorando del tutto la vita del terreno, si rivolge alla nutrizione delle sole piante coltivate, come se si potesse far sviluppare un solo organo di un corpo vivente.

La concimazione organica, invece, mira al benessere dell’intero organismo agrario, perché parte dal principio secondo il quale solo grazie a una maggiore e armonica vitalità del terreno si possono sviluppare piante più robuste, con un più alto valore nutritivo e migliori qualità organolettiche.

Quindi, quando si dice che un terreno è fertile, si intende non solo la sua ricchezza in elementi chimici minerali, ma ci si riferisce a un insieme complesso di caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, tra loro bilanciate e interagenti.

Nel terreno, l’elemento equilibratore e integratore di questi tre elementi è l’humus, che diviene quindi il vero protagonista e promotore della fertilità.

L’humus ha caratteristiche uniche tra le sostanze organiche: ha una base minerale legata a una materia organica in uno stato biochimico particolarissimo e mantiene, al contempo, una vitalità biologica in continua trasformazione.

Chimicamente l’humus è una sostanza organica complessa, contenente carbonio, derivata dalla decomposizione dei residui vegetali e animali e dall’attività di sintesi dei microrganismi.

L’humus del terreno non va considerato come una sostanza morta, ma come una sostanza in trasformazione continua, anello di congiunzione tra il mondo minerale e quello organico, di fatto uno stato transitorio della materia.
Le sostanze organiche da cui prende origine la sintesi dell’humus sono vegetali (come lignine e cellulose) e animali, (quali deiezioni, tessuti e sangue), con un rapporto C/N molto elevato.

Questo rapporto indica il contenuto di carbonio relativamente a quello di azoto nella sostanza organica.

Il carbonio deriva prevalentemente da sostanze vegetali e l’azoto da quelle animali. È molto importante che questa reciproca proporzione venga tenuta presente al momento di acquisire le materie prime per una corretta preparazione del compost.

Fermentazione del letame di cavallo. L’aggiunta di letame è una delle più efficaci pratiche di concimazione organica.

Questo ciclo, così esemplificato, scorre continuamente nel tempo con un continuo consumo di humus con la mineralizzazione e una continua necessità di reintegro in sostanza organica.

L’humus stabile, grazie alla sua particolare struttura che lo lega all’argilla, ha però la capacità di rallentare momentaneamente il precipitare della sostanza da organica a inorganica (mineralizzazione), comportandosi come una sorta di volano energetico accumulatore di fertilità.

A livello biochimico l’humus si presenta come una miscela complessa di diverse sostanze organiche, prevalentemente acidi umici e fulvici, la cui principale funzione è quella di polimerizzare intrappolando nella propria struttura altre sostanze chimiche, sia organiche (proteine, zuccheri, enzimi e vitamine) che minerali (azoto, fosforo, potassio, ferro, boro ecc.).

Quanto detto, in parole semplici, significa che l’humus si comporta come una rete con la quale sono catturate le sostanze costituenti la fertilità del suolo, alle quali si impedisce temporaneamente di perdersi e degradarsi.

Altri tipi di fertilizzazione del terreno vengono usati nelle coltivazioni su larga scala:

Il sovescio

Il sovescio è un’antica tecnica di concimazione organica tornata d’attualità per gli effettivi e molteplici vantaggi che offre.

In pratica consiste nel coltivare determinate piante che andranno interrate al momento del loro massimo sviluppo allo scopo di arricchire il terreno di sostanza organica e aumentare le riserve idriche nei terreni siccitosi.

Il sovescio migliora anche la struttura fisica del terreno e protegge dal dilavamento e dall’erosione gli strati superficiali del suolo grazie alla copertura vegetale tra una coltura e l’altra.

In ogni caso l’effetto più rilevante è il miglioramento della fertilità.

Il compostaggio:

 Il compostaggio permette di riprodurre su piccola scala quanto avviene in natura nelle lettiere dei boschi o negli strati più superficiali dei terreni incolti, cioè la trasformazione dei residui organici in humus, indispensabile per assicurare al terreno una fertilità stabile e duratura.

Questo processo avviene grazie all’attività di una fitta schiera di microscopici organismi, come batteri, alghe, funghi, miriapodi, artropodi, che a seconda delle loro particolari attitudini intervengono nei vari stadi della trasformazione della sostanza organica, fino alla sua completa umificazione.

La composizione quantitativa e qualitativa di questa popolazione microbica è soggetta ad ampie variazioni a seconda del tipo di terreno, del clima, della vegetazione e naturalmente della composizione del substrato organico.

Infatti ogni organismo animale e vegetale che partecipa al processo di umificazione ha precise esigenze per il proprio sviluppo (elementi nutritivi, ossigeno, umidità, temperatura), che debbono essere soddisfatte dai materiali e dalle tecniche utilizzate per allestire il cumulo di compostaggio, in maniera che esso sia umificato nel modo più vantaggioso e rapido possibile.

Per ottenere un buon composto non basta quindi ammucchiare, disordinatamente e senza criterio, qualsiasi materiale di natura organica, ma è necessario “guidare” il processo di compostazione miscelando opportunamente i differenti materiali raccolti, in modo che le dimensioni, il grado di umidità, la struttura e la composizione siano tali da facilitare il lavoro di umificazione dei microrganismi.

Nel nostro caso, per piccoli orti, sono tecniche scarsamente produttive e praticabili.

Per approfondimenti vi consiglio di effettuare ricerche mirate.

Tratto da “Orto” Giunti editore

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